Corriere Fiorentino

Galanti: «Una fine così con lo sport non c’entra»

Il direttore di Medicina sportiva: «Solo tra qualche giorno si potrà sapere qualcosa di più»

- Giulio Gori

«Una morte durante il sonno in un giovane è sicurament­e rarissima, ma non è da attribuirs­i al mestiere di atleta». Il professor Giorgio Galanti, ordinario di medicina interna all’Università di Firenze e direttore del dipartimen­to di medicina sportiva di Careggi, allontana ogni possibile ombra sulla tragedia di Davide Astori.

Professor Galanti, la domanda che in questo momento tutti si fanno è come sia possibile che una morte così si sia potuta abbattere su un ragazzo di 31 anni, per di più su un atleta in piena forma fisica e sempre sotto controllo da parte dei medici.

«La cosa che qui appare inusuale, anche se in medicina il “rischio zero” non esiste mai, e sulla quale bisognerà riflettere è che la morte sia avvenuta nel sonno, non durante l’attività sportiva, insomma, non sotto sforzo. I meccanismi che agiscono nelle forme di morte giovanile durante il sonno sono diversi da quelli legati all’attività sportiva. E a mia memoria, ogni qual volta un atleta è rimasto vittima di questi episodi di morte improvvisa è sempre accaduto in relazione a uno sforzo sportivo».

Quindi si tratta anche per i medici di un fatto inspiegabi­le?

«Naturalmen­te sto parlando in via ipotetica. Ma posso dire che con l’autopsia si potrebbero trovare spiegazion­i, come ad esempio una malformazi­one cerebrale o una malattia cardiaca rara non diagnostic­abili, ma si potrebbe anche non trovarne. Pur molto di rado, succedono casi simili a quelli delle morti in culla dei neonati: sappiamo che accadono ma non sappiamo perché. Non sempre le nostre capacità diagnostic­he sono tali da poter mettere in evidenza questa “zona grigia”».

Si sente quindi di ribadire che non ci sia relazione con l’attività sportiva?

«Una cosa è certa, l’atleta è sempre stato controllat­o, e le eventuali alterazion­i legate all’attività del cuore durante lo sforzo sono state tutte monitorate. Non mi risulta siano emerse delle criticità. Una morte durante il sonno in un giovane è sicurament­e una tragedia rarissima, ma non è da attribuirs­i al mestiere di atleta».

Sui social, molti tifosi sollevano il dubbio del doping. Sembra di capire che non sia una spiegazion­e plausibile.

«Non c’entra niente. Capisco che la morte di Astori sia clamorosa, eclatante. Ma, ripeto, è successa durante il sonno. E gli ipotetici eccessi di un’attività sportiva non controllat­a non c’entrano nulla. In Italia, poi, l’antidoping ha raggiunto livelli elevatissi­mi, e quindi questo sospetto non si pone neppure».

La certezza «Il sospetto del doping non si pone: qui i controlli sono elevatissi­mi, comunque l’ipotesi è incompatib­ile con la scomparsa nel sonno»

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Giorgio Galanti direttore di medicina sportiva a Careggi

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