Corriere Fiorentino

Con Papa, Saliou e tutti gli altri: tra i senegalesi che vivono con noi

- Giulio Gori Edoardo Semmola

Vivono di espedienti, puntano spesso ad avere un pasto. Anche solo ad avere un rapporto con la città, con i fiorentini così da alleviare comunque i patimenti di una vita difficile. Non sarà molto, ma una volta li chiamavamo «vu cumpra’» oggi conosciamo i loro nomi: Papa, El Hadji, Mamadou, Saliou, Mourtalla, Idy. Sono quei senegalesi che vediamo tutti i giorni nei nostri quartieri, davanti al nostro bar, al supermerca­to. Presenze familiari che spesso salutiamo distrattam­ente perché sono ormai una certezza. Così com’era Idy per l’Oltrarno.

«Idy mi ha regalato una rosa bianca poche sere fa come faceva da almeno vent’anni — racconta dell’ambulante ucciso un’artigiana di via Maggio — Veniva a bottega con gli accendini e li trasformav­a in rose e sorrisi. “Signorina” mi ha sempre chiamata. E io lo chiamavo “Biancaneve”».

Chi fa l’ambulante in mezzo ai turisti del centro ogni giorno deve stare all’erta per non incappare nei «bourgeois», i «borghesi» come in gergo chiamano la municipale in borghese anti-abusivismo. «Sono arrivato in Italia da tre settimane, ho fame», dice con le lacrime agli occhi il giovane

Mamadou, 22 anni, che fa su e giù per via Calzaiuoli a vendere braccialet­ti. Un senegalese non vive un’esistenza semplice neppure nei quartieri dove vivono i fiorentini, dove invece i volti sono gli stessi, dove ci si riconosce. Ma, qui, un aiuto è più facile trovarlo. E spesso l’ambulante che arriva dal Senegal e sta da anni sulla porta di un bar diventa se non un amico, un conoscente di cui ci si fida, cui si possono affidare lavoretti per il negozio, per la casa.

Se c’è una cosa su cui un fiorentino getta sempre l’occhio è la propria bicicletta. Tutti sanno che basta lasciarla un attimo senza catena e lucchetto che qualcuno ci salta in sella e la porta via. Così, in via Pietrapian­a da qualche anno c’è un vigile di quartiere: si chiama El Hadji, e di lui, chiunque frequenti lo storico bar Nencioni, si fida ciecamente e gli affida la bici per il tempo di una colazione.

In piazzale Donatello, ogni mattina c’è Papa: quando al bar Donatello gli affidano una consegna di pasticcini a domicilio, non c’è neppure bisogno di dirselo, il pagamento è il pranzo offerto dai titolari. Una residente racconta che non le piace dargli gli spiccioli, preferisce lasciargli una buona «mancia di Natale»: «Papa è sveglio, è un jolly, sa interpreta­re i bisogni del quartiere. Come quando mi tiene la bambina mentre io cerco parcheggio». Tra Firenze e la comunità senegalese da anni si è stretto un legame di affetto: in Oltrarno, Saliou ogni mattina si piazza accanto al Caffè Bianchi di piazza San Felice: «Saranno quattro, cinque anni che sta qui – dicono al bar – Tutti gli vogliono bene e spesso i residenti gli offrono la colazione». «Non riesco nemmeno a contare la quantità di cornetti pagati che lasciano a Mourtalla — racconta la commessa della pasticceri­a Marzocco di via della Cernaia — Gli saranno venuti a noia». «Mourtalla è uno di famiglia, è qui da 20 anni, averne di ragazzi così bravi, gentili», dice il titolare Alessandro Stocchi. Il legame è così forte che Stocchi ha perso la cognizione del tempo. È infatti lo stesso Mourtalla a correggerl­o: «Veramente sono qui solo da 10 anni». «Dieci, venti, non conta, ormai è una vita» chiosa il pasticcere abbraccian­dolo. Mourtalla è silenzioso, anche troppo per fare l’ambulante di fazzoletti, ombrelli e accendini. Ma capita che faccia i traslochi per i vicini, senza neppure chiedere soldi in cambio, anche se poi gli vengono messi in tasca. Ma solo per due mesi all’anno riesce a lavorare davvero come guardiano di una ditta a Poggibonsi.

Di fronte allo Stensen di viale don Minzoni, il senegalese di quartiere invece un nome non ce l’ha, ma solo perché il suo è troppo complicato da pronunciar­e. Per capirsi, però, basta un gesto. Raccontano al bar Maggini che quando qualcuno ha bisogno, lui chiude il lenzuolo steso sul marciapied­e con ogni sorta di oggetto, e si offre di dare una mano. E a tanti anziani è lui a portare la spesa a casa.

 ??  ?? Mourtalla, il senegalese che da dieci anni frequenta via della Cernaia e la pasticceri­a Marzocco
Mourtalla, il senegalese che da dieci anni frequenta via della Cernaia e la pasticceri­a Marzocco
 ??  ?? Il senegalese che da anni è tutti i giorni in viale don Minzoni, diventato un punto di riferiment­o soprattutt­o per gli anziani
Il senegalese che da anni è tutti i giorni in viale don Minzoni, diventato un punto di riferiment­o soprattutt­o per gli anziani

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