Sequestro da otto milioni all’«azienda modello»
La Data System lavora nel settore dell’informatica. L’accusa è di non aver pagato l’Iva
Era considerata l’eccellenza italiana nel settore dell’informatica. L’Ads Assembly Data System in una manciata di anni, tra il 2008 e il 2015, era passata da 30 a 1.700 dipendenti, fatturando fino a 110 milioni di euro. Pietro Biscu, giovane imprenditore romano con un passato di manager in prestigiose multinazionali, era l’artefice del piccolo miracolo italiano. Ma è finito nel mirino della procura per aver trascurato di versare all’erario una cifra da capogiro: oltre otto milioni di euro (per la precisione 8.339.884). Una somma corrispondete all’Iva dichiarata e mai pagata per il 2016. Per questo il gip Fabio Frangini ha disposto il sequestro preventivo fino a oltre 8 milioni dei conti correnti dell’Ads e, in caso di incapienza, anche del denaro, dei beni mobili e immobili di Biscu (sequestro confermato anche dal tribunale del Riesame). Nessun dubbio per il gip: «Il reato di elusione fiscale contestato a Biscu ha sicuramente creato un vantaggio economico alla Ads che ha beneficiato e lucrato del mancato versamento Iva».
L’inchiesta della guardia di finanza, coordinata dal pm Christine von Borries, è partita dai controlli fiscali su alcune aziende riconducibili all’imprenditore pugliese Luigi Dagostino, titolare dei numerose società e promotore della costruzione dell’outlet The Mall di Reggello, oltre che ex socio di Tiziano Renzi. Aziende collegate e intrecciate tra loro che operavano su tutto il territorio nazionale, per gli inquirenti, con un unico comune denominatore: eludere le imposte. Incappa nelle indagini anche l’ Ads. «Fondata nel 1987 da cinque amici — si legge sul sito — si occupa di installazione di impianti tecnologici, di sicurezza e di rete, ed è tra le prime ad investire sulla rete in fibra ottica». Nel 2009, subentra Biscu che la trasforma, nell’arco di pochi anni, in società per azioni.
Nel 2016 è l’ex premier Matteo Renzi a celebrare l’azienda di informatica. «Qui l’innovazione è pane quotidiano — dice entusiasta in visita all’azienda di Pomezia — faremo di tutto perché realtà come queste continuino a crescere». Biscu vola ancora alto. Punta a un colosso come Vitrociset, società con 160 milioni di fatturato che gestisce le reti dati di Bankitalia e delle forze di polizia. Nell’operazione coinvolge Chicco Testa e Luigi Dagostino. Ma dura poco. Prima Testa, poi anche Dagostino abbandonano per motivi diversi la scalata alla Vitrociset.