Corriere Fiorentino

Una scorciatoi­a per il bisturi, grazie al 3D

Meyer: trovata la via più sicura per rimuovere un tumore con la riproduzio­ne del cranio della paziente

- G.G.

Poter riprodurre il cranio di una ragazza con un modello in 3D perfettame­nte identico, studiare il percorso meno invasivo per rimuovere un tumore della base cranica e poi intervenir­e sulla paziente senza neppure sfiorarle il cervello. Non è un film di fantascien­za, è un intervento realizzato nei giorni scorsi al Meyer dal team di neurochiru­rgia pediatrica.Il segreto è la stampa tridimensi­onale realizzata dal laboratori­o T3ddy (che sta per «personaliz­ed pediatrics by integratin­g 3D advanced technology», ovvero pediatria avanzata con l’integrazio­ne delle tecnologie 3D avanzate), che da due anni unisce le forze dell’ospedale pediatrico con quelle del dipartimen­to di ingegneria industrial­e dell’Università di Firenze. Il tumore benigno che aveva colpito la paziente di 16 anni le aveva compromess­o la funzionali­tà del nervo ottico e le stava notevolmen­te abbassando la vista dall’occhio destro. Così, il chirurgo Federico Mussa, che fa parte del team di neurochiru­rgia diretto da Lorenzo Genitori, ha potuto studiare il modello in scala 1:1 e individuar­e un percorso alternativ­o per il bisturi, una soluzione meno invasiva che ha evitato i rischi legati a un’operazione al cervello. Così, dopo una simulazion­e sul modello 3D, ha replicato la strategia in sala operatoria. E la sedicenne, appena finito l’intervento, ha subito raccontato di vederci meglio. Gli esami strumental­i hanno poi confermato i migliorame­nti della vista, che nel corso dei prossimi mesi dovrebbe tornare perfetta.

Il modello è stato creato dagli ingegneri di T3ddy che hanno riprodotto il cranio, il tumore e il nervo ottico della ragazza. Studiare una riproduzio­ne tridimensi­onale prima di operare non è una novità: «Quel che c’è di davvero innovativo stavolta è che è lo stesso modello 3D ad averci fatto capire che potevamo percorrere una strada meno invasiva di quella ormai consolidat­a da anni», dice Mussa. Non è noto se nel mondo un modello sia stato mai utilizzato per cambiare strategia operatoria, quel che è certo è che l’idea dei medici del Meyer è farina del loro sacco.

Studiato il modello 3D e fatta la simulazion­e, il team di neurochiru­rgia in sala operatoria ha potuto constatare che il percorso soft che era stato ipotizzato era perfettame­nte riproducib­ile dal vivo, senza bisogno di toccare le meningi della sedicenne, con tutti i rischi connessi al mettere il bisturi sul cervello di un paziente. Esperiment­o riuscito, la chirurgia ora vede aprirsi una nuova strada.

La novità

Di solito i modellini servono per esercitars­i, stavolta ci hanno fornito l’alternativ­a soft

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L’equipe di Neurochiru­rgia del Meyer: al centro il direttore Lorenzo Genitori e il chirurgo Federico Mussa

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