TORNIAMO A PARLARE DELLA SCUOLA (SE LA POLITICA LA EVITA)
Nel passaggio elettorale e politico che il nostro Paese attraversa l’attenzione delle forze politiche e dell’opinione pubblica si è focalizzata su alcune questioni dominanti. Immigrazione, riforma fiscale, disoccupazione sono stati i nodi attorno a cui si è consumato un dibattito politico tutto compresso nell’immediatezza delle risposte da dare. Questa logica dell’emergenza, che porta a lasciare sullo sfondo il quadro complessivo della realtà per privilegiare questioni che creano consenso elettorale, porta a caricare la politica di attese e aspettative spesso ben al di là delle reali possibilità.
Di tutto questo si ha una prova evidente nell’assenza dall’agenda politica di un tema come quello dell’educazione. Quasi abbandonato all’oblio dopo i limiti evidenti di tanti tentativi di riforma della scuola, resta il terreno forse più difficile e impervio per il discorso pubblico e per questo permette di misurare la profondità e lunghezza di vedute di una società. Perché l’educazione è il punto di inscana, tersezione fra le vite dei futuri cittadini e i bisogni profondi di una comunità, fra la memoria storica e i saperi nuovi, fra generazioni lontane fra loro che devono cercare equilibri sempre nuovi che disegnano un futuro possibile.
La questione educativa è allora il risultato di un intreccio fra passato, presente e futuro col quale la politica è chiamata, prima o poi, a misurarsi. Si tratta di un confronto con la realtà umana, sociale e culturale di un Paese che mette in questione la capacità delle classi dirigenti di governare, il suo essere guidata o meno da un’idea alta del Paese, della sua storia e del suo posto nel quadro internazionale. Ma è anche un confronto che riconduce la politica al proprio ruolo, mette in guardia contro una visione messianica e totalizzante della politica e fa risaltare come sui nodi più decisivi per un Paese sia cruciale l’incontro delle esigenze e delle responsabilità delle istituzioni e delle comunità locali, delle famiglie e delle scuole.
Di questo prova a discutere l’Azione Cattolica italiana, la cui delegazione regionale to- col Movimento ecclesiale di impegno culturale e alla Federazione universitaria cattolica italiana, organizza domenica a Siena il suo sedicesimo progetto cittadinanza sul tema «Costruire la città di domani. Incontrare accogliere ascoltare». Con la biblista Rosanna Virgili e di Mario Battistini, insegnante e membro del sindacato scuola Cgil, l’Azione Cattolica torna ad uno dei grandi nuclei della sua esperienza religiosa e al tempo stesso civile: la sfida educativa. E lo fa con l’ambizione di uno sguardo largo, capace di comprendere l’ampiezza e lo spessore di questa realtà e al tempo stesso con la consapevolezza che occorre scendere nelle pieghe della realtà e giocare l’educazione in un dialogo fra generazioni che cambia ciascuno degli interlocutori e per questo restituisce ad una collettività l’attesa di un domani da realizzare. Anche e soprattutto da qui, da questo tema uscito dall’orizzonte dei partiti, passa la ricostruzione di un senso comune di responsabilità di cui il nostro paese e la nostra Europa oggi sembrano privi.