Corriere Fiorentino

Castiglion­cello, il leghista «carbonaro» sbarca a Roma

Eletto un deputato, entra un consiglier­e regionale. «Nessuno ci salutava, ora ci chiamano tutti...»

- Paolo Ceccarelli

Un tempo a Castiglion­cello c’erano due leghisti. «Eravamo un po’ una setta carbonara, facevamo chilometri e chilometri per riunirci con i compagni di partito più vicini geografica­mente», racconta Manfredi Possenti, avvocato, appena eletto alla Camera per la Lega. Perché oggi Castiglion­cello conta molti più leghisti —476 alle elezioni di domenica scorsa — ed esprimerà presto anche un consiglier­e regionale: Roberto Biasci subentrerà infatti a Claudio Borghi, eletto anche lui alla Camera. Non era mai successo. Ma l’exploit leghista del 4 marzo in Toscana (17,4%), insieme a quello delle Regionali del 2015 (16,1%), ha cambiato anche la storia della Perla del Tirreno. «Questo era un feudo rosso, quando aderimmo alla Lega ci prendevano per pazzi. C’era gente che per strada manco ci salutava», dice Biasci, che ha preso la tessera della Lega nel 1991. E ora come va? «Ora ci fermano per strada per dirci “Bravi, bravi”. Manfredi ha dovuto staccare il telefono, lo stava chiamando il mondo», ride Biasci. E in effetti parlare con Possenti non è facile. «Chiedo scusa, sono giornate un po’ convulse», risponde alla fine il neodeputat­o. Lui la prima tessera della Lega l’ha fatta nel ‘92. Prima non sapeva neanche dell’esistenza del partito. «Un’estate, andando ai Bagni Lido, trovai alcuni volantini della Lega Lombarda e mi colpì la figura di Alberto da Giussano. Così iniziai a informarmi un po’». Racconta Possenti di aver scoperto che a lasciare quei volantini fu Matteo Salvini. «Veniva in vacanza qui con la famiglia e si portava dietro il materiale del partito». Sicuro? Non è una bella leggenda costruita ex post? «No, tutte le date tornano. E poi non è che nel ‘92 ci fossero folle di militanti leghisti in vacanza a Castiglion­cello...», dice Possenti, che è stato eletto nel collegio plurinomin­ale di Arezzo-Siena-Grosseto mentre nel suo collegio d’appartenen­za, quello di Livorno-Pisa, è stato eletto l’economista no euro Borghi (spianando così la strada a Biasci in Consiglio regionale).

«Nel ‘92-’93 andammo a fare volantinag­gio fuori dalle acciaierie di Piombino — racconta Biasci, che è stato segretario provincial­e della Lega a Livorno, ruolo ora ricoperto da Possenti — e gli operai ci accolsero bene. Ma fu un episodio, la verità è che abbiamo fatto un’incredibil­e traversata nel deserto. Ci dipingevan­o come razzisti, eravamo soli. Ma nelle cose basta crederci: poi si realizzano». Ora Possenti va addirittur­a nei circoli Arci. «Lo sgretolame­nto della sinistra ha cambiato tutto», dice il neodeputat­o. Cambierete anche voi, ora: siete forza di governo, niente più carboneria. «Io resto un militante, uno normale».

Il neo onorevole

«Nel 1992, quando ho preso la tessera della Lega, si sembrava una setta segreta»

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Roberto Biasci
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Manfredi Possenti

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