L’EREDITÀ DA TENERSI STRETTA
La domenica dolorosa e indimenticabile, la domenica che resterà nei cuori. Il minuto di silenzio più autentico e sofferto che mai sia calato in questo stadio, il tredicesimo minuto sottolineato dalla sospensione della partita e dalla coreografia della curva Fiesole, il gol segnato da Vitor Hugo, molto in alto salito a colpire di testa, Vitor Hugo che giocava nel ruolo di Astori e portava sulla maglia, in diverso ordine, gli stessi due numeri del capitano, quei numeri che indicavano, in una coincidenza a fior di brivido, l’età di Davide: 31. Se queste cose le avessimo viste in un film avremmo pensato che la realtà è tutta un’altra cosa. Invece no, la realtà era quella che scorreva nello stadio, oscurato dalle nuvole e bagnato da una pioggia noiosa e forte, eppure, per una volta, più adatta del sole. Alla fine è arrivata anche una vittoria il cui valore più solido è stata la stremata volontà con cui la squadra l’ha difesa. Nel nome di Astori. Lo stadio, il vecchio, amato e superato stadio pieno di storie — e tutte le conserva in un suo misterioso ripostiglio — ha visto quello che ancora non aveva mai visto.
Una giornata di lacrime e di amore, una giornata da cui potrebbe nascere un fiore. È il momento di cullare una speranza, nel nome di Astori. Non quella, che temiamo debole, di un calcio cambiato, più rispettoso, meno avvelenato dai rancori. No, il calcio rimarrà com’è sempre stato, ma la scoperta, da parte del pubblico di ogni tendenza e di ogni colore, dell’importanza dei valori, sempre trascurati, della normalità, dell’educazione, del rispetto, valori che Astori ha così silenziosamente espresso, è già stata un avvenimento gigantesco: un vero e proprio evento. L’occasione per ritrovarsi per una volta uniti i tifosi del calcio l’hanno colta, a cominciare da quelli viola. Certo anche a Firenze, i giorni passeranno, gli umori con passo lento o spedito cambieranno, la gente asciugherà il dolore al caldo della sua passione e si tornerà a parlare di un cambio sbagliato, di un rigore negato, di un incedibile che è stato ceduto, ma sarebbe imperdonabile non cogliere il frutto di questo dolore. Se i Della Valle ritrovassero la voglia che hanno smarrito, se anche i contestatori concedessero una tregua, se la squadra venisse ristudiata e ricomposta con passione per il prossimo campionato, se tutto questo avvenisse dovremmo ringraziare anche chi non c’è più: Davide Astori.