A CHI CONVIENE L’ALLEATO GRILLINO?
Claudio Borghi, responsabile economico nazionale della Lega, sconfitto a Siena ma comunque eletto alla Camera nel listino plurinominale proporzionale, dice in un’intervista al Tirreno che un’alleanza di governo fra il suo partito e il Movimento 5 Stelle non va esclusa a priori, qualunque cosa ne pensi la «base» del partito. Gli ostacoli sono però molti. M5S e Lega hanno dei punti di contatto programmatici — abolizione della legge Fornero, del Jobs Act, critica dell’Europa — ma a Matteo Salvini, che deve consolidare il suo 18 per cento, frutto anche di un voto volatile (basta guardare i flussi di voto), non conviene infilarsi in un’alleanza con i Cinque Stelle. Parliamo della Lega, oggi il partito più antico d’Italia, che fra le altre cose governa regioni come Lombardia e Veneto. «Facciamo parte di una coalizione e io sono abituato a mantenere le promesse e la parola. Quindi ragioneremo con la nostra coalizione, che è quella di centrodestra», ha detto il segretario della Lega, passata dal 4,1 per cento del 2013 al quasi diciotto del 2018. In effetti pare parecchio difficile vedere insieme Roberto Fico e Luca Zaia, o persino uno dei famosi «tecnici» cooptati dai Cinque Stelle in queste settimane. @davidallegranti