LA CONCORRENZA SLEALE CI È COSTATA 2 MILA IMPRESE
Era il tema del giorno in campagna elettorale, ma è bastato far calare il sipario sul voto e la concorrenza sleale dei Paesi stranieri è sparita dal discorso politico. C’è da augurarsi che si tratti solo di una pausa e che poi il tema riesca a entrare nell’agenda di chi sarà chiamato a governare. Perché la faccenda non riguarda soltanto le grandi imprese, ma anche le aziende più piccole e gli artigiani che più difficilmente trovano visibilità sulle prime pagine dei giornali. Uno stillicidio continuo che nel trasporto merci in Toscana ha visto sparire duemila piccole imprese negli ultimi dieci anni. Schiacciate tra l’aperta illegalità (è recente il caso «China Truck» che ha portato a 33 arresti e mostrato l’egemonia della mafia cinese nella logistica) e la concorrenza sleale degli autotrasportatori stranieri della porta accanto. Secondo Cna nel 2008 in Toscana le imprese artigiane dell’ autotrasporto merci erano 7.212 e occupavano circa 25.000 addetti. Alla fine del 2017 il numero di queste imprese è sceso a 5.258. «Tutto questo è avvenuto anche a causa della concorrenza sleale dei vettori stranieri — spiega il presidente degli autotrasportatori di Cna Toscana, Giuseppe Brasini — Negli ultimi anni l’autotrasporto toscano ha perso importanti quote di mercato per colpa di una concorrenza con la quale è impensabile poter competere». Nel mirino soprattutto alcune forme di «cabotaggio» (il trasporto merci svolto in un Paese diverso da quello in cui ha sede l’azienda) e il «distacco transnazionale» (l’invio in missione di lavoratori fatto da imprese straniere). Secondo il portavoce regionale del trasporto merci di Cna, Michele Santoni, «abbiamo assistito a una vera e propria invasione di operatori che stanno occupando importanti spazi nel mercato nazionale». Anche questo è dumping sociale, ma le imprese più piccole hanno la voce meno potente. Soprattutto quando è finita la campagna elettorale.