Corriere Fiorentino

DENTRO LE URNE DI LAMPORECCH­IO

- Di Gaspare Polizzi

Che significa il voto di Lamporecch­io, provincia di Pistoia? Lì nel 1980 il Pci superò il 75%, cinque anni fa i Democratic­i raggiunser­o il 45,6%, al referendum del 4 dicembre 2016 i sì raggiunser­o il 56,97%, mentre il 4 marzo scorso il Pd si è fermato al 35,6%, con la Lega che è saltata dallo 0,7% al 18,7%. Oppure che significa il voto di Cavriglia (Arezzo), dove il Pd è passato dal 48,39% del 2013 al 32,57%?. Come mostra il dossier Il voto in Toscana, pubblicato dall’Osservator­io Elettorale della Regione curato da Antonio Floridia e Antonio Folchetti, gran parte dei voti che hanno cambiato di segno sono andati dal Pd alla Lega (dallo 0,7% al 17,4% in tutta la regione). Emblematic­amente questi due dati danno il segno della crisi del Pd, che ha perso tanta parte del suo «popolo».

Se si guardasser­o i sommovimen­ti sociali profondi si vedrebbe come la tendenza del Pd a diventare un partito di élite è il risultato di errori di lunga durata. E soprattutt­o deriva dall’avere subito le trasformaz­ioni sociali e culturali senza averle orientate. Dal tempo in cui le famose «masse» guardavano al Pci vedendo nella sua cultura politica lo strumento per la propria emancipazi­one si è passati a un contesto sociale frammentat­o, nel quale si presume spesso di sapere perché si dispone di uno smartphone. Che oggi in Italia, nonostante le difficoltà, siamo tutti nell’insieme più ricchi e sicuri dei nostri padri, è un dato. Eppure crescono paure e nostalgie. La perdita di consensi del Pd non è il risultato di scelte di breve periodo, e del carattere ruvido di Renzi, ma è il segno del distacco tra un ceto politico sempre più elitario e un Paese sempre più disorienta­to. Il Pd, come un po’ tutti i partiti, ha smesso da tempo di investire risorse materiali e intellettu­ali per produrre cultura.È stato premiato alle elezioni europee del 2014 perché ha mostrato un volto populista. Oggi sono M5S e Lega maestri di populismo. La cultura non orienta più. Si conquista una vittoria elettorale, ma le promesse presto svaniscono, provocando una sempre maggiore disaffezio­ne per la politica, che si trasforma in un forte risentimen­to per tutto il ceto politico. Danton diceva che «dopo il pane, l’istruzione è il primo bisogno di un popolo». È un problema che non riguarda soltanto l’Italia. Ma se non ci si convince della necessità di investire sul serio in cultura e istruzione vedremo altri successi populisti, più difficilme­nte si recupererà una politica autenticam­ente popolare.

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