«Astori, un trauma da superare giocando per lui»
Agroppi visse la tragedia di Meroni: ricordo il senso d’ingiustizia, lo stesso che c’è oggi
«Adesso conta solo onorare la memoria di Astori, con prestazioni di carattere e alta concentrazione. Non sono importanti i risultati, bisogna mantenere vivo il ricordo del compagno che non c’è più».
Aldo Agroppi sa cosa significhi perdere un compagno di squadra. Lui che ha il cuore diviso fra Fiorentina e Torino, ha pianto l’amico Gigi Meroni il giorno in cui ha esordito in Serie A. «Poche ore prima ci aveva aiutato a battere la Sampdoria, poi non era più con noi. Fu un colpo terribile, d’un tratto diventammo una squadra normale. I giorni dopo la perdita del nostro campione ricordo tante persone al Filadelfia per gli allenamenti. C’era un clima irreale, un senso di ingiustizia diffuso per quella morte». Il ricordo è ancora forte ma, col passare del tempo, ha cambiato forma. «Troppo spesso abusiamo del concetto di dolore. Soltanto i genitori di Gigi e quelli di Davide lo hanno provato. Conoscevo bene anche Renato Curi e poi ho perso un fratello a soli 22 anni. Oggi ho un grande rimpianto di non avere tutti loro al mio fianco. Certo, ho partecipato alla sofferenza, ma il dolore vero è diverso», racconta con voce decisa ma toccata dall’emozione.
«Ho visto Fiorentina-Benevento, forse quella partita non andava giocata così presto perché non c’erano le condizioni visto che la tragedia era appena successa. Sia chiaro:
Gigi era estroso, il difensore della Fiorentina invece era un ragazzo semplice Con lui non avrei potuto litigare neppure io
la squadra campana non ha regalato nulla, ma a livello psicologico era condizionata. Un po’ come la Juventus nel 1967, quando la battemmo per 4-0 a pochi giorni dalla morte di Meroni. Nemmeno per gli avversari è facile affrontare un gruppo che ha subito un evento così feroce».
Quel giorno di ottobre il granata Carelli fece gol indossando la maglia 7 del campione scomparso, contro il Benevento ha segnato Hugo con una forte combinazione di giochi numerici. «È difficile non credere che ci sia un legame fra tutte queste coincidenze ma non saprei dare una spiegazione. Sicuramente quando perdi un compagno giochi per lui e, anche per questo, devi pian piano guardare avanti». Con rispetto e nel ricordo di chi non c’è più. «Gigi era estroso, un artista. Astori no, era un ragazzo semplice. In tanti anni non ha mai fatto parlare di se, era un capitano responsabile dedito al lavoro. Non l’ho mai conosciuto, purtroppo. Mi sarebbe piaciuto parlarci perché avrei provato a litigarci, come ho fatto con tutti, e forse non ci sarei riuscito. Per questo sento di volergli bene».