Genio ritrovato
Santa Croce: ritratto di Michelangelo nella pala del Vasari
Per Giorgio Vasari Michelangelo era stato mandato direttamente da Dio, «ricolmo di ogni virtù, per mostrare cosa è la perfezione», e non meraviglia che lo stesso Vasari abbia realizzato il monumento funebre voluto dal nipote Lionardo Buonarroti che aveva trafugato il corpo del nonno da Roma per poterlo seppellire nella sua Firenze. Vasari ideò per Santa Croce il sarcofago di marmo attorniato dalle figure di Pittura, Scultura e Architettura e sormontato dal busto marmoreo, fedele ritratto di Michelangelo come ricavato dalla maschera funebre, ma anche la grande pala Cristo che per la via del Calvario incontra la Veronica che guarda il monumento alla sua sinistra e sovrasta un altare. Nel cantiere l’aretino, che era anche imprenditore, capomastro e si vantava della sua capacità di rispettare i tempi e di lavorare su più opere contemporaneamente, coinvolse altri scultori e allievi della scuola — l’Accademia delle arti del disegno — che aveva aperto un anno prima. E dopo quattro secoli dalla realizzazione di monumento e pala, il cantiere ha riaperto e chi visita al basilica può vedere «in diretta» il restauro partito grazie ai soldi raccolti on line con il progetto In the Name of Michelangelo dell’Opera di Santa Croce e che a fine mese vedrà il primo traguardo. Sui marmi si interviene con una spolveratura ed una ripulitura leggera generale con la supervisione di Paola Rosa, mentre sulla pala, danneggiata nella parte inferiore dall’Alluvione del 1966 e mai restaurata integralmente, lavora Tessa Castellano. La grande superficie è stata prima staccata dall’altare, poi sottoposta ad un trattamento antitarlo, infine riportata in basilica e nei riquadri dove è iniziata la rimozione di vernici e colle applicate sopra il colore originale si intravede al bellezza oscurata del dipinto. E non solo. «Nella pala c’è il ritratto di Michelangelo, che guarda verso il suo monumento funebre, come ha scoperto la professoressa Sally J. Cornelison, della Syracuse University — spiega Caterina Barboni, dell’Opera — L’inconfondibile profilo di Michelangelo è posto in un modo tale che l’artista guarda oltre Rosso Fiorentino, anche lui ritratto dal Vasari, verso il proprio monumento, dimostrando così che quadro e cenotafio fanno parte dello stesso progetto». «Prima dell’Alluvione non abbiamo trovato documenti che attestino restauri sulla pala — aggiunge Tessa Castellano — Siamo parlizzato titi dalle indagini diagnostiche non invasive, con infrarossi ed ultravioletti. E dopo la pulitura, con sostanze non tossiche, interverremo con il restauro dei supporti lignei ed infine con la reintegrazione della pittura, fatta secondo i criteri contemporanei. Non una “copertura” e ripittura cioè, ma una integrazione minima, che non alteri quanto fatto dal Vasari». Meno impegnativo l’intervento sui marmi del monumento. «È una manutenzione, con spolveratura e lavaggio dove necessario, dei marmi bianchi di Carrara, della “breccia medicea” di Seravezza, delle statue allegoriche realizzate dagli allievi di Vasari e del busto, rea- da Giovan Battista Naldini — afferma Paola Rosa — L’acqua nel 1966 raggiunse dentro la basilica l’altezza di 2.71 metri e la parte inferiore del monumento è già stata restaurata». «Abbiamo raccolto ben 100.000 euro, frutto di 105 donatori, in tutto il mondo — spiega Paola Vojnovic responsabile del progetto per l’Opera di Santa Croce — I fondi arrivano da Australia, Austria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Filippine, Spagna, moltissimi dagli Usa e infine dall’Italia, anche da famiglie fiorentine; con importi che vanno da cifre importanti a meno significative ma che dimostrano il grande affetto e la venerazione che circondano ancora oggi Michelangelo». Un amore che gli addetti dell’Opera conoscono bene — ai piedi della tomba vengono lasciati spesso fiori, bigliettini, poesie, cartoline ricordo —, che riguarda anche Firenze e che è espresso nei messaggi che hanno accompagnato le donazioni.
«È per me un piacere sostenere l’Opera di Santa Croce nel suo impegno per il restauro della tomba di Michelangelo e della pala per l’altare della famiglia Buonarroti», ha scritto Colm Kelleher, presidente Morgan Stanley, New York; «Perché amiamo Firenze da sempre e ogni volta che visitiamo la città non possiamo fare a meno di passare un po’ del nostro tempo in piazza Santa Croce», dall’Arizona; «Contribuire al restauro di un pezzo di storia di Santa Croce è un privilegio», dall’Oregon; «Un pegno d’amore per la mia adorata Firenze, per farle sapere quanto le sono grato della bellezza e del senso che ha dato alla mia vita e alla mia arte» da Mandaluyong nelle Filippine; «Ti amo, Michelangelo! Grazie per i sacrifici che hai fatto per condividere il tuo talento con il mondo nei secoli. Per me è qualcosa di sacro», dal Colorado; «Questi tesori appartengono al mondo e il mondo deve sostenerne il restauro», da Toronto, in Canada.
«E per rispondere al loro amore per Firenze, Santa Croce e Michelangelo — conclude Irene Sanesi, presidente dell’Opera — a fine mese accoglieremo i donatori dagli Usa e dal resto del mondo con un week end di arte in giro per Firenze e di festa, per averli acconto nella fine della prima tappa del restauro, quella sul monumento funebre, un risultato centrato con il contributo di tutti. E diamo appuntamento a novembre per il disvelamento della pala e la conclusione del progetto su Michelangelo».
Il profilo è posto in modo tale che l’artista guarda oltre il Rosso Fiorentino Dipinto e mausoleo erano parte dello stesso progetto