Corriere Fiorentino

Gli Uffizi al Bardo: «Una risposta al terrorismo»

A tre anni dall’attentato la Galleria porta in mostra le antichità romane di Tunisi

- Ivana Zuliani

L’arte e la cultura per dire no al terrorismo. Le Gallerie degli Uffizi portano al Museo del Bardo di Tunisi, a tre anni dall’attentato del 18 marzo 2015, epigrafi e stele romane provenient­i dalla Tunisia, presenti da oltre tre secoli nelle collezioni degli Uffizi e dell’Archeologi­co ma da 160 anni conservati nei depositi. La mostra sulle antichità romane d’Africa, finanziata dalla Regione Toscana, sarà inaugurata domenica con il taglio del nastro e il ricordo delle vittime e un momento musicale affidato alla Scuola di Musica di Fiesole. I 24 pezzi rimarranno in Tunisia fino al 30 settembre poi torneranno a Firenze. Ma non più nascosti nei magazzini: saranno di nuovo esposti nell’antica sala d’ingresso degli Uffizi (al secondo piano compresa tra la sala di Michelange­lo e l’ex sala Botticelli), come era stato dalla fine del Seicento fino a buona parte dell’Ottocento (altre epigrafi della collezione del museo, di epoca più recente, saranno invece sistemate in futuro nel Vasariano). «Questo prestito — spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt — è un segno di amicizia e di solidariet­à verso il museo di Tunisi, ma anche una collaboraz­ione che prosegue nel tempo: la prima risale al 2016 quando nella mostra a Lampedusa abbiamo esposto nella stessa sala uno nostro Caravaggio e un loro importante reperto. Siamo entrambi due musei colpiti dal terrorismo: gli Uffizi nel 1992 e il Bardo nel 2015. La motivazion­i erano diverse ma si è trattato di un attacco alla cultura, questa mostra è una riposta della cultura al terrorismo». Le epigrafi furono portate a Firenze nel ‘600 dal medico e archeologo pisano Giovanni Pagni, che si recò in Tunisia attratto dal fascino dell’antica Cartagine e lì rimase per un anno al servizio del Bey Murad II: lo guarì da una malattia e Bey Murad, per riconoscen­za, lo colmò di doni. Tra questi c’era la raccolta di oltre venti opere tra epigrafi, stele funerarie e stele votive della Roma dell’età imperiale.

Il «tesoro» entrò poi a far parte della collezione del cardinal Leopoldo de’ Medici e, alla morte di questo nel 1675, delle collezioni degli Uffizi e per secoli sono state le uniche testimonia­nze, in Europa, dell’Africa romana. L’idea della mostra era stata rilanciata l’anno scorso, dopo una visita della vicepresid­ente della Toscana Monica Barni nel Paese nord-africano, ma è in cantiere dal 2016.«Sembrava una cosa impossibil­e ma alla fine ce l’abbiamo fatta spiega Barni — È un modo per contribuir­e alla ripresa del turismo culturale». Accanto al Bardo anche il Comune di Firenze col progetto Virgilio: consentirà di entrare gratis nei musei civici a chi avrà un biglietto del museo tunisino.

 Schmidt Un segno di amicizia e solidariet­à ma anche una collaboraz­ione che prosegue nel tempo

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Dal 18 marzo Al Bardo saranno esposti 24 pezzi tra epigrafi e stele votive e funerarie

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