Il Niccolini in mano ai Nuovi attori
Giovani talenti gestiranno il teatro di via Ricasoli: a loro tutti i ruoli, dalle pulizie alla direzione
Perché andiamo a teatro, per cercare forse delle risposte? Perché immaginiamo che da un palcoscenico arrivi la verità, per cercare nuovi stimoli o perché immaginiamo che quell’esperienza ci cambierà? Le domande del Living Theatre di Julian Beck sono la spina dorsale del «Manifesto per un nuovo teatro» di Firenze che è nato ieri al Niccolini con l’obiettivo alto di fare da caposcuola, in Italia e nel mondo. Ribalta la prospettiva perché dà, per tre anni a 16 ragazzi, che per ora arrivano tutti dalla scuola Orazio Costa della Pergola, la gestione di tutta la macchina creativa: tutto vuol dire tutto.
Toccherà ai ragazzi dirigere la più antica sala fiorentina, interpretare le pièce, trovare finanziatori, occuparsi di scene, luci, promozione e anche delle pulizie. Il Niccolini vedrà così i primi vagiti della Compagnia dei Nuovi, dove nuovi sta a indicare la vocazione artigiana dei teatranti di oggi, teatranti organici (per prendere in prestito una categoria gramsciana), talmente identificati nel loro mestiere da esser capaci di recitare Amleto e fare volantinaggio. Per fare tutto ciò, occorrono soldi, basti pensare che i 16 ragazzi fino selezionati — ma si può arrivare sino a 25 — prenderanno per tre anni una borsa di studio di 850 euro al mese a cui vanno aggiunti costi di gestione produzione e affitto. Ragion per cui oltre all’impegno della Fondazione Cr Fiverà renze e del Teatro della Toscana coi suoi partner istituzionali, è prevista la possibilità di adozione, da parte di imprese, di uno o più giovani. Facendo leva sul meccanismo dell’Art Bonus chi adotterà uno o più attori potrà ottenere una riduzione d’imposta fino al 65 per cento. Per riuscire nell’impresa, voluta dal direttore Marco Giorgetti e dal responsabile della formazione alla Pergola Pier Paolo Pacini, i ragazzi non saranno lasciati soli: è previsto una sorta di tutoraggio con maestri navigati.
Come viatico per il buon esito dell’esperimento, il 24 e 25 marzo, Filippo Timi aprirà al pubblico le prove al Niccolini del suo nuovo spettacolo prodotto dal Teatro Franco Parenti e dalla Fondazione Teatro della Toscana: Un cuore di vetro in inverno. Poi partirà il vero programma. Si parte con Marco Baliani che dall’11 al 22 aprile dirigerà i ragazzi nella messa in scena della Mandragola di Machiavelli. Dopo la pausa estiva, arriverà Gianfelice Imparato con un lavoro sul teatro comico e su Eduardo De Filippo. Poi arri- Glauco Mari con cui i 16 giovani — che ieri hanno ricevuto le chiavi del teatro dal sindaco Dario Nardella e dal presidente della Fondazione Cr Firenze, Umberto Tombari — faranno una masterclass sul mestiere di attore e un progetto su Dostoevskij. Dal Franco Parenti di Milano verrà anche Andrée Ruth Shammah — presente ieri all’inaugurazione — che riporterà in scena I Promessi sposi alla prova di Giovanni Testori e Beppe Navello che s’intesta un progetto molto bello: ragionare su quale possa essere oggi il ruolo di un Teatro Nazionale «A partire — sono le sue parole — dalla rivalutazione dei testi della nostra letteratura teatrale sempre meno presenti sui palcoscenici d’Italia». Qualche esempio? «Dario Fo, Flaiano, Ariosto, Tasso, Giordano Bruno, D’Annunzio». Quanto ai ragazzi, ci dicono per bocca della temporanea direttrice Claudia Ludovica Marino e del portavoce Sebastiano Spada (ci sarà una continua rotazione dei ruoli): «Ora stiamo lavorando a un progetto sulle scuole. Sono gli studenti i nostri primi interlocutori per capire dove portare questo Nuovo Teatro».
In scena
La prima pièce sarà Mandragola con Baliani alla regia e nasce anche un «manifesto»