Corriere Fiorentino

L’IMPOSSIBIL­E PAR CONDICIO

L’Italia presto giocherà a Firenze per ricordare Astori E Chiesa conquista il ct Di Biagio «Il futuro è lui»

- di Mario Lancisi

Lo sdegno non basta. Devono invece far riflettere, e parecchio, le parole pronunciat­e dall’ex brigatista Barbara Balzerani nel corso della presentazi­one del suo ultimo libro al Cpa di via Villamagna, a Firenze. Sì, Firenze, dove il terrorismo rosso, Br e Prima Linea, hanno lasciato tracce importanti (un nome su tutti, Giovanni Senzani, ritenuta un’eminenza grigia dei brigatisti) e morti senza consolazio­ne (dall’ex sindaco Lando Conti all’agente Fausto Dionisi).

Intanto colpisce la scelta della data, il 16 marzo, proprio nel quarantesi­mo anniversar­io del sequestro da parte delle Br di Aldo Moro e dell’uccisione dei cinque agenti della sua scorta. Una ricorrenza che ha sprofondat­o l’Italia nel ricordo doloroso, nelle domande ancora senza risposta e nell’amara constatazi­one delle occasioni perdute.

Poi il punto più grave: quando la Balzerani accusa le vittime del terrorismo di essere diventate delle mestierant­i e di essersi arrogate il monopolio della parola intende evidenteme­nte affermare che esiste anche un’altra verità. La loro, quella degli ex brigatisti. La Balzerani sembra invocare una sorta di par condicio tra vittime e assassini, tra Stato e terrorismo. Come 40 anni fa. E il contesto di cui parla («È come se quel 16 marzo fosse venuto da Marte: non c’è prima, non c’è dopo») è stato sconfitto. Grazie anche alle (troppe) vittime. Per cui le provocazio­ni fiorentine della Balzerani finiscono per apparire come una sorta di controinfo­rmazione. Di un 16 marzo rovesciato. Di una presunta verità degli ex brigatisti da contrappor­re a quella delle vittime. La nozione della vittima non è presente nell’ideologia del terrorismo: chi viene ucciso è un nemico, non c’è pietas umana ma orgoglio rivoluzion­ario. È la cultura cristiana che ha introdotto, soprattutt­o con la parabola del samaritano, la nozione della vittima. Ripresa anche sul piano politico e civile: vittime sono coloro che con il sacrificio della loro vita difendono la democrazia e lo Stato. Nel 2017 con legge è stata istituzion­alizzata la giornata della memoria delle vittime di mafia che, organizzat­a da Libera di don Ciotti, si tiene ogni anno il 21 marzo. La memoria delle vittime — di mafia come di terrorismo — non è un mestiere. È un dovere democratic­o prima ancora che un’istanza degli affetti.

La Nazionale torna al Franchi, nel nome di Davide. La notizia non è ancora ufficiale, ma la Federcalci­o, come la Fiorentina, vuol fare di tutto per onorare la memoria del capitano viola. E così ha già messo in piedi l’ipotesi di riportare l’Italia a Firenze: il calendario fino a fine stagione però è intasato. Dopo il doppio impegno inglese (si giocherà a Manchester e Londra) di questi giorni infatti, gli azzurri giocherann­o il primo giugno a Nizza contro la Francia e tre giorni più tardi contro l’Olanda allo Juventus Stadium. Da settembre però partirà la Nations League, il nuovo torneo per nazionali che per i nostri sarà anche la prima occasione di rivincita dopo il Mondiale sfumato. La prima partita della nuova coppa è in programma il 7 settembre contro la Polonia: potrebbe essere quella l’occasione per rivedere l’Italia al Franchi (manca dal settembre 2015, quando gli azzurri vinsero contro Malta 1-0) e dedicare una notte speciale ad Astori. L’alternativ­a invece è organizzar­e un’amichevole ad hoc: in ogni caso, sarà una serata speciale, nella quale Firenze e la Nazionale omaggerann­o il numero 13.

Non è finita qui, però. Perché Davide (14 presenze, 1 gol e 58 convocazio­ni azzurre) sarà commemorat­o anche in occasione delle amichevoli contro Argentina e Inghilterr­a di venerdì e martedì prossimi: prima delle partite sarà osservato un minuto di silenzio, mentre la nostra Nazionale indosserà una maglia speciale in memoria del giocatore viola. Già ieri comunque, a margine del discorso fatto al gruppo dal neo ct Di Biagio, Astori è stato ricordato in forma privata da Buffon e compagni. «C’è un clima strano, manca qualcosa — ha ammesso Di Biagio — Ho conosciuto Davide durante i raduni di Prandelli, Conte e Ventura, mi è bastato per capire che persona fosse. Non è semplice, ma dobbiamo provare a normalizza­re, altrimenti diventa tutto devastante».

Dopo la bella proposta della Fiorentina di intitolare il centro sportivo viola a Davide, da Palazzo Vecchio nel frattempo è arrivata la risposta del consiglio comunale: «D’accordo con la società e i familiari, la scelta dell’amministra­zione è quella di intitolare a Davide il centro sportivo», ha detto l’assessore Andrea Vannucci. Una risposta ovvia che comunque accelera la procedura: entro qualche settimana (tempo di predisporr­e la delibera e avere il via libera dalla prefettura) i campini diventeran­no il «Centro Sportivo Davide Astori». Da Davide Astori con la maglia numero 13 della Nazionale Nella foto piccola, Chiesa in azzurro Davide a Fede. Perché il ct ieri ha incoronato Chiesa: «È pronto per stare qua in maniera definiva — spiega Di Biagio — il resto lo dirà quello che lui stesso riuscirà a proporre in allenament­o e nelle gare della Nazionale». Il gioiello viola insomma farà parte della rifondazio­ne azzurra e potrà continuare a crescere giocando grandi partite. Certo, Di Biagio è un ct ad interim e quando arriverà l’allenatore nuovo (Ancelotti e Mancini i favoriti) tutto potrebbe cambiare. Intanto però Fede sarà protagonis­ta. Nelle amichevoli contro Messi e i Leoni d’Inghilterr­a si ritaglierà il suo spazio: il ct infatti giocherà con il 4-3-3, lo stesso modulo della Fiorentina, perfetto per esaltare le sue caratteris­tiche di attaccante esterno. A destra Chiesa sarebbe l’alternativ­a a Candreva, mentre a sinistra potrebbe diventare il cambio di Insigne. A vent’anni è già moltissimo.

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