Corriere Fiorentino

LE SCUOLE DI PUGILATO

- di Enrico Nistri

Fra il Sud dove i ragazzi accoltella­no le professore­sse e un Nord in cui sono i genitori a passare alle vie di fatto, la Toscana pareva un’isola felice. Quanto avvenuto accaduto in istituto fiorentino, in cui un alunno ha sferrato un pugno a una docente che l’invitava a consegnare il cellulare, ha smentito questa speranza. Ma l’ha smentita solo per chi non è addentro alle vicende scolastich­e. In realtà, come gli addetti ai lavori ben sanno, quello disciplina­re è da tempo il problema di fondo della nostra scuola, a cominciare dalle prime e seconde di molti istituti profession­ali. I casi di classi mal governabil­i sono più frequenti di quanto non si creda. Se non se ne parla quanto si dovrebbe lo si deve spesso al riserbo degli insegnanti, che in molti casi preferisco­no non denunciare episodi umilianti. A nessuno fa piacere mettere nero su bianco di essere stati mandati a quel paese da un ragazzino, e poi il «rapporto» potrebbe essere interpreta­to come un’autocertif­icazione della propria incapacità di tenere la disciplina. Manca ancora una seria documentaz­ione sulle malattie profession­ali, non solo di indole psichica, fra i docenti.

Il dilagare dell’indiscipli­na a scuola è comunque il sintomo di un disagio sociale più vasto, ma è anche effetto della convergenz­a di due riforme che, pur ispirate a principi condivisib­ili, hanno provocato problemi al sistema dell’istruzione profession­ale. L’innalzamen­to dell’obbligo a 16 anni ha imposto la frequenza a ragazzi refrattari allo studio teorico, che in altri tempi avrebbero optato per l’apprendist­ato o per corsi tecnico-pratici. A questa si è aggiunta la «licealizza­zione» dei profession­ali. Dal progetto 92 in poi le ore destinate ai laboratori si sono drasticame­nte ridotte, mentre sono aumentate le discipline teoriche. Di qui molte crisi di rigetto, che a volte può diventare anche violento. Tutto questo naturalmen­te non può costituire un alibi per comportame­nti incivili, che vanno sanzionati senza incertezze. Una volta si andava a settembre col semplice 7 in condotta e nelle famiglie della buona borghesia anche un modesto 8 era considerat­o una vergogna. Non è il caso, certo, di rimpianger­e il tempo in cui per uno scontro con un professore si veniva espulsi «da tutte le scuole del Regno», che oltre tutto non esiste più. L’importante è che esista e resista la scuola, intesa come ginnastica della mente e non come palestra di pugilato per il Franti di turno.

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