I soldi e il decreto, due paure sull’asse Firenze-Roma
Era tutto pronto. Anzi, è tutto pronto. Il Cipe, il Comitato per la programmazione economica, ha previsto i 100 milioni di euro che, aggiunti ai 50 già stanziati dal ministro Maurizio Lupi, danno sostenibilità economica al progetto presentato da Enac con Toscana Aeroporti per la pista parallela. E la firma finale, del ministro Dario Franceschini, al decreto Via il 29 dicembre scorso sembrava l’atto finale per far partire la progettazione definitiva, in osservanza delle 138 prescrizioni (in realtà quelle davvero pesanti sono una decina) contenute nella Via. Ora il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, con i colleghi contrari, si dice convinto che invece si possa rimettere tutto in discussione: «È un decreto, si può ritirare», afferma lasciando intendere che un intervento politico potrebbe arrivare prima della sentenza del Tar. È davvero così? Il decreto Via è un atto dei dirigenti ministeriali, controfirmato dai ministri Galletti e Franceschini. Ergo: solo se si ravvisassero anomalie o errori evidenti il decreto potrebbe davvero essere rimesso in discussione. Non può essere, insomma, solo un atto politico, anche se dovesse cambiare il ministro e il governo. Ma proprio l’incertezza politica, con l’incognita del futuro esecutivo, pone un problema semmai maggiore per i finanziamenti del Cipe. Per ora, sono solo stati stanziati, non erogati. Non è partita neanche la Conferenza dei servizi. Se il successore del ministro alle infrastrutture Graziano Delrio ponesse altre priorità, cambiando destinazione ai fondi già stanziati ma ancora non utilizzabili? L’ipotesi, confermano fonti ministeriali, non è di scuola, ci sono decine di casi di fondi previsti e poi spostati su altri capitoli di spesa (a volte ricomparsi, altre no). Certo, per un progetto di una infrastruttura «strategica», occorrerebbe una motivazione fortissima, incontrovertibile. Ma è un tema che si presenterà solo quando la progettazione di Peretola sarà definitiva.