L’ex premier: da 4 anni indagini su chi mi è vicino
L’ex premier: la tesi del babbo è che prima si fa il processo, prima viene fuori la verità
«Da quattro anni le persone a me vicine sono state oggetto di indagini di vario genere». Matteo Renzi affida alla sua Enews, inviata ieri in tarda serata, il commento sullo sfogo del padre. «Molti di voi hanno seguito le vicende che hanno riguardato mio padre — scrive l'ex premier — anche perché fortunatamente non sono molti i casi in cui pubblici ufficiali si rendono protagonisti di una operazione sistematica di falsificazione delle prove». E ancora: «La tesi di mio padre è: prima si fa il processo, prima viene fuori al verità».
Tiziano Renzi, «orso saggio» come si è fatto chiamare su Facebook (da cui è entrato e uscito a seconda degli eventi), non è nuovo a certi sfoghi. Restano nella storia un paio di epiteti particolarmente volgari rivolti ai cronisti che lo inseguirono fino a Medjugorje, dove lui era andato in pellegrinaggio durante i primi mesi dell’inchiesta Consip. Una devozione profonda e condivisa con gli amici, quella di Renzi, arrivata a fargli raccogliere fondi per far realizzare una statua dedicata alla Madonna da posizionare nel parco del Meyer (ma la statua è ancora in un garage).
Nei panni dell’accusato, Tiziano Renzi non ci vuole stare. Un tempo fu una sua denuncia politica a portare agli arresti di un esponente dei Ds, Massimo Settimelli, poi assolto dalla Cassazione nel 2012. Era un altro mondo politico: Tiziano era il democristiano di opposizione nella rossa Rignano. Quando quel paese divenne, per la stampa nazionale, quello del «rottamatore», il figlio Matteo, e quando il Pd divenne a trazione renziana, cominciò la sovraesposizione mediatica. E con quella, l’attenzione dei politici oppositori del figlio sull’attività del padre Renzi. È quando Matteo Renzi è ormai un big che partono le inchieste, ha fatto notare il Foglio in un articolo qualche mese fa parlando apertamente di «caccia al babbo»
Tre inchieste, due ancora aperte. Dalla prima, quella sul fallimento della Chil post, la sua azienda di distribuzione e sui finanziamenti ottenuti da Fidi Toscana, Tiziano
Renzi è uscito nel luglio 2016 con un’archiviazione, chiesta direttamente dai pm di Genova. Dopo quella vicenda, però, scoppia il caso Consip a Napoli: l’accusa è di traffico di influenze per gli appalti della centrale nazionale dei bandi di gara della pubblica amministrazione. Le indiscrezioni sulle indagini portano gli inquirenti a ipotizzare anche la violazione del segreto istruttorio, prima che l’inchiesta venga portata a Roma. La vicenda Consip porta alla rottura con il sindaco Daniele Lorenzini, voluto da Renzi senior come candidato sindaco del Partito democratico (salirono insieme su una mongolfiera per la campagna elettorale). Lorenzini poi si candiderà da solo, nonostante Renzi senior lo avesse avvertito: «O ti candidi con il simbolo del Pd o ti scordi di rifare il sindaco» Lorenzini poi vinse battendo proprio una fedelissima di Renzi senior.
Le vicende politiche e quelle giudiziarie hanno continuato a intrecciarsi, sull’asse Roma-Rignano. Il Fatto Quotidiano riportò un’intercettazione allegata al fascicolo Consip, era Matteo Renzi, non più premier ma segretario nazionale del Pd, che telefonava al padre: «Babbo, non puoi dire bugie, devi ricordarti che non è un gioco. Devi dire tutta la verità». Toni alti, e un riferimento diretto alla madre, Laura Bovoli, rimasta fino a quel momento fuori dai riflettori: «Non dire di mamma, se no la interrogano». L’inchiesta Consip è ancora in corso, Bovoli non è indagata in questo fascicolo ma in quello nato dall’ipotesi della Procura di Firenze su false fatturazioni da parte dell’azienda di famiglia verso quella dell’imprenditore pugliese e «mago» dei mall (come Leccio, ad un passo da Rignano) Luigi Dagostino.
«Orso saggio» Renzi senior non è nuovo a certi sfoghi Sui social si nascose dietro a un nickname