SALVATE I TERMOVALORIZZATORI
Caro direttore, la gestione dei flussi dei rifiuti urbani in Toscana, dopo la conferenza stampa della giunta regionale e l’approvazione di un paio di delibere sul tema, ha riaperto un dibattito che da mesi è sullo sfondo delle politiche regionali. Nell’attesa della sentenza del Consiglio di Stato sul termovalorizzatore di Case Passerini e del nuovo Piano di gestione, occorre fare qualche precisazione. La prospettiva dei rifiuti urbani da qui al 2035 è scritta nella nuova Direttiva europea, presto legge anche dello stato Italiano: 70% a riciclaggio, massimo il 10% in discarica, il resto a recupero energetico. Le stesse cifre che la giunta regionale introdusse nel Piano regionale del 2014. Per il 20% di recupero energetico il Piano fa riferimento agli impianti esistenti, al netto di quelli da chiudere, al nuovo termovalorizzatore dell’area fiorentina e all’impianto di Scarlino. Tanto che i due nuovi impianti furono introdotti, su indicazione della Regione, nel Piano nazionale degli impianti strategici, voluto dal Governo due anni fa. Oggi, in assenza dell’impianto di Case Passerini (190.000 tonnellate), come si copre il fabbisogno del 20% di rifiuti urbani — più gli scarti della raccolta differenziata — che non saranno riciclabili e non potranno andare in discarica? Le alternative sembrano obbligate a due soluzioni: portare tutto il 30% di non riciclabile in discarica, cosa però resa impossibile dalla nuova Direttiva, o esportare fuori regione i rifiuti da inviare a recupero energetico: tal quali, frazione secca, combustibile solido secondario in uscita dagli impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb). Ipotesi altrettanto complicata, considerato che dipendere da impianti esterni è rischioso per una regione importante e produttiva, e che l’uso dei Tmb sarà anche questo consentito dalla nuova Direttiva solo per un breve periodo di tempo. Le previsioni dell’attuale Piano sono ragionevoli e converrebbe confermarle. Condivisibile quanto affermato dal governatore in merito al supporto alle raccolte differenziate (per passare dal 51% al 70%) e agli incentivi per gli impianti di digestione anaerobica necessari per trattare la frazione organica che raccogliamo e raccoglieremo. Tutte scelte giuste. Invece, ragionevolmente, dovrebbe essere rivista la posizione assunta sugli impianti di termovalorizzazione. Una regione moderna e sviluppata come la Toscana, non può non avere l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti, e questo risultato è garantito, esclusivamente, da impianti efficienti, adeguati e sicuri. E non può scegliere la sola discarica oppure esportare i propri rifiuti. Quindi, non sembrano esserci alternative alla conferma degli impianti previsti, anche per consentire, nei prossimi anni, un piano di dismissioni di quelli esistenti ormai vecchi e obsoleti. In conclusione, i rifiuti esistono e vanno gestiti in modo serio, con scelte di governo responsabili ed equilibrate, in modo da mettere la Toscana in sicurezza per sempre. Ricordiamoci di Bilancino: furono molte le contestazioni all’epoca alla realizzazione dell’invaso, ma una classe dirigente autorevole e seria realizzò l’opera. Oggi merita di essere ringraziata per aver visto lontano e per consentirci di non avere crisi idriche nell’area metropolitana.
Cambio Gli impianti previsti serviranno anche per dismettere quelli esistenti che sono ormai obsoleti