Corriere Fiorentino

Addio Mondo, il ribelle viola che ci riportò in A

- di David Guetta

Fu una polo viola a far innamorare Mondonico della Fiorentina. Il resto lo fecero i gol di Virgili e il suo spirito ribelle. Lo stesso che gli fece guidare i viola fino alla serie A.

L’ex juventino con la fascia viola al braccio e il mister innamorato della Fiorentina. Sulla carta, un matrimonio impossibil­e. La realtà invece fu un’altra: tra Di Livio e Mondonico il feeling nacque spontaneo.

Il loro collante era l’attaccamen­to alla causa, la concretezz­a, la smania di far punti per riportare la Fiorentina dove doveva stare: in serie A.«La sua morte mi ha sconvolto — dice Di Livio — speravo che la «bestia», come la chiamava lui, fosse stata ammaestrat­a. Appena ho acceso il telefono e ho letto della sua morte ho avuto un brivido lungo la schiena. Lo ricorderò con grande affetto, nel suo modo di pensare ritrovo anche un pezzo di me stesso».

Di Livio, cosa fece Mondonico in quel 2004 per risollevar­e la Fiorentina?

«Fu sempliceme­nte se stesso: aveva modi gentili e valori d’altri tempi. Se ci lavoravi insieme non potevi fare a meno di stimarlo nel giro di due giorni. Ricordo che prima di un allenament­o ci fece assaggiare il suo salame: era il suo modo per farci sentire a casa. E funzionò: eravamo in crisi, ma lui fu la nostra ancora di salvezza. Anche perché tirò fuori la nostra vera arma in più».

Cioè?

«L’entusiasmo della gente, il boato della curva Fiesole. Firenze era ferita, bramava per risalire e non sopportava di vedere la squadra perdere in serie B. Nella prima parte del-

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Mondonico con Angelo Di Livio nel 2004

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