Corriere Fiorentino

IL ROVESCIO DELLE PRIMARIE

- di Mario Lancisi

Da anni nel centrosini­stra si aggira uno spettro: le primarie. Chi le invoca come il balsamo della democrazia e chi le respinge come il virus che fomenta la discordia politica. Almeno all’inizio una funzione le primarie l’hanno avuta: quella di riannodare, abolite le preferenze, il rapporto ferito tra partiti e opinione pubblica. Facce nuove si sono affacciate sul proscenio politico e molte scelte dei caminetti degli apparati di partito sono state sconfitte dal popolo delle primarie. Lo stesso Matteo Renzi senza quel tipo di elezioni non sarebbe mai potuto passare da Palazzo Medici Riccardi a Palazzo Vecchio e da qui a Palazzo Chigi a passo di carica, nel giro breve e sfavillant­e di una legislatur­a politica. Ma oggi? Come raccontano le cronache politiche del centrosini­stra a Siena, Pisa e Massa, le tre principali città toscane al voto il 10 giugno prossimo, le primarie sono diventate strumento di divisione e lacerazion­e. Da soluzione del problema a parte del problema. Anche perché è venuta meno una regola di buon senso adottata nella prima stagione delle primarie: il sindaco uscente che aveva bene operato veniva confermato senza il vaglio delle primarie. In caso contrario andava direttamen­te a casa. Invece sta succedendo il contrario. A Siena da quattro mesi il sindaco uscente Bruno Valentini è stato arrostito al fuoco lento delle primarie senza poi alla fine trovare uno sfidante. Così però l’immagine pubblica è stata indebolita. A Massa il Pd ha deciso: disco verde alle primarie. Indicando come proprio candidato il sindaco uscente Alessandro Volpi. Che però non ci sta. Reclama un programma comune della coalizione e una valutazion­e: «Mi devono dire cosa pensano del mio operato in questi cinque anni», spiega al Corriere Fiorentino. Già alle amministra­tive del giugno 2016 è successo che a Cascina e Montevarch­i i sindaci uscenti del Pd siano stati costretti a sottoporsi alle primarie. Risultato? Hanno vinto le primarie e perso le elezioni. Se il Pd era dubbioso sul loro operato non si capisce perché gli elettori avrebbero dovuto votarli.

Ma anche in Comuni dove si deve scegliere un nuovo sindaco, come a Pisa, è abbastanza illusorio pensare che le primarie abbiano il potere taumaturgi­co di ricucire le ferite. Nate per valorizzar­e il rapporto tra partiti e opinione pubblica, le primarie non sostituisc­ono la politica. A Massa come a Pisa la vera questione è lo stato di quel rapporto, come cioè il centrosini­stra è visto dagli elettori. Rapporto pessimo, a giudicare dai risultati del 4 marzo. Di questo però gli esponenti locali del centrosini­stra non sembrano rendersi conto, preoccupat­i solo di farsi la guerra. Un po’ , verrebbe da concludere, come i polli di Renzo che si becchettav­ano a vicenda «come accade troppo sovente tra compagni di sventura», annota il Manzoni.

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