Corriere Fiorentino

Voleva arrestare il marito dell’amante «Processate il pm»

Nel 2015 ebbe una relazione con la donna che aveva denunciato l’uomo per maltrattam­enti

- Valentina Marotta

Non avrebbe dovuto chiedere l’arresto per il marito della donna di cui si era innamorato. Il pm Vincenzo Ferrigno, che nel 2015 indagava sull’uomo indagato per maltrattam­enti, avrebbe dovuto astenersi da ogni provvedime­nto. Per questo, la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per il magistrato con l’accusa di abuso d’ufficio. È caduta l’imputazion­e più grave di corruzione, ipotizzata dalla Procura dopo l’esposto presentato dal marito della donna. L’udienza preliminar­e si aprirà il prossimo 9 maggio quando toccherà al gup Franca Borzone decidere se ci sarà un processo per il magistrato. Ferrigno, assistito dagli avvocati Sigfrido Fenyes e Andrea Vernazza, ha sempre affermato di aver agito sempre correttame­nte.

Tutto parte da una separazion­e burrascosa tra due medici. Nel luglio 2015, la prima denuncia della donna che racconta le minacce e le violenze subite dal marito. Rivela di essere stata strattonat­a e presa per il collo anche davanti alla figlia di 17 anni e al piccolo di 1: «Stai attenta perché questa è la volta che ti ammazzo». Il fascicolo viene assegnato a Ferrigno che per due volte chiede l’archiviazi­one e per due volte il gip respinge la richiesta ordinando nuove indagini. Nel frattempo, il dottore risponde alla moglie con due denunce per lesioni e stalking. Su suggerimen­to del gip, il pm convoca la signora in Procura. Durante quell’incontro, nel marzo 2016, lei conferma le accuse contro il marito. Racconta che le violenze non sono mai cessate: «Continuo ad essere minacciata da mio marito. Giorni fa mi ha messo le mani al collo». Tra i testimoni di quelle terribili liti c’è la baby sitter rumena che racconta ai carabinier­i di aver visto il dottore «picchiare la moglie con schiaffi e calci nonostante avesse il bambino in braccio».

Questo basta al pm per chiudere le indagini. Ed è allora che il medico deposita una memoria difensiva in cui la baby sitter ritratta la versione rilasciata ai carabinier­i: «La moglie urlava contro il marito e lui chiedeva di smetterla di aggredirlo con sputi e botte». Quella ritrattazi­one insospetti­sce il pm, che fa sentire la rumena dalla polizia giudiziari­a. La donna spiega di aver cambiato versione sotto pressione del dottore. Di fronte a questa testimonia­nza, Ferrigno chiede e ottiene gli arresti domiciliar­i per il medico («Il marito — scrive il gip Paola Belsito — ha tampinato quotidiana­mente la tata per indurla a cambiare versione e aggravare la posizione della moglie»). Nel frattempo, però il medico ingaggia un investigat­ore privato. Scopre che la donna frequenta il magistrato. E non esita a presentare un esposto in Procura. Il procurator­e capo Giuseppe Creazzo, nel gennaio 2017, apre un fascicolo per corruzione e lo trasmette a Genova. E Il fascicolo per maltrattam­enti? Viene affidato a un altro magistrato, che nel gennaio 2017, chiede e ottiene il rinvio a giudizio per il dottore.

Le contro indagini L’accusato aveva assoldato un investigat­ore che ha scoperto la relazione

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Il pm Vincenzo Ferrigno, intervista­to nel 2015 dall’inviato delle «Iene», la trasmissio­ne di «Italia 1»

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