Aggressioni ai prof, una lettera per la ministra Fedeli
Il «Gruppo di Firenze» scrive a Roma: «Ultimi casi allarmanti, punizioni insufficienti»
Serve cambiare rotta Ai ragazzi passa il messaggio che non ci saranno conseguenze per le loro azioni
Se uno studente viola le regole, ha comportamenti violenti, non ne dovrà pagare il prezzo. È questo secondo il Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, l’insegnamento che darebbe la scuola italiana ai giovani. Dopo le ultime aggressioni da parte degli alunni nei confronti di insegnanti, i docenti del Gruppo (insieme al neurospichiatra infantile Michele Zappella) hanno scritto alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, per chiedere più severità nel far rispettare la disciplina tra i banchi.
«Dai noi è quasi la regola che episodi di violenza vengano seguiti da misure disciplinari irrisorie» scrivono. «A questa incapacità del mondo scolastico di punire in modo esemplare si aggiunge spesso una reazione insufficiente dei vertici dell’amministrazione scolastica a sostegno dei docenti».
Ad Alessandria un’insegnate è stata presa di mira dai ragazzi, legata a una sedia e filmata: per loro è scattata una sospensione di un mese, ma con «obbligo di frequenza». A Firenze una docente è stata colpita con un pugno: in questo caso lo studente è stato sospeso dalle lezioni per 15 giorni. «Di più non si può dare, senza una delibera del consiglio di istituto» spiega Valerio Vagnoli, preside in pensione e membro del Gruppo di Firenze. «E con una sospensione non si rischia in automatico la bocciatura. Il messaggio che passa ai ragazzi è: fate quello che volete tanto non ci saranno conseguenze».
La scuola, negli ultimi decenni, sarebbe stata scoraggiata dal governo ad avere quella fermezza «essenziale per la formazione dei giovani e per creare il clima sereno necessario all’apprendimento». Lo dimostrerebbe anche l’abolizione, decisa dalla ministra Fedeli, del voto di con- dotta, insieme alla (remota) possibilità di ripetere l’anno per indisciplina. «È evidente la necessità di cambiare rotta. Ci auguriamo che lo faccia il prossimo governo con il sostegno dell’opposizione». Alla Ministra chiedono però di invitare gli istituti scolastici a non ridicolizzare la sospensione aggiungendovi l’obbligo di frequenza, «misura contradditoria e intrisa di ipocrisia». Il rischio altrimenti è che «la società del futuro sia dominata dai prepotenti e dai violenti, abituati a esserlo perfino dalla scuola».