Addio alle capanne dell’Oasi di Bolgheri «Vanno demolite»
Dopo 6 anni la soprintendenza di Pisa ribalta la sua stessa decisione: 90 giorni per demolire i rifugi dei nobili (e pure quelli dei pescatori)
Novanta giorni CASTAGNETO CARDUCCI (LIVORNO) di tempo e poi le storiche e contestate capanne dell’Oasi di Bolgheri, al Renaione, sul litorale tra Marina di Castagneto e Marina di Bibbona, appartenenti alle famiglie nobili del territorio, dovranno essere demolite. Saranno abbattute anche quelle della zona sud, dalla spiaggia di Pianetti verso San Vincenzo, utilizzate per lo più dai pescatori. Stessa sorte per nobiltà e plebe, alla faccia dei maligni. È quanto ha deciso la soprintendenza di Pisa, screditando il primo parere espresso nel 2012 quando la stessa soprintendenza chiedeva al Comune di Castagneto di «non demolire perché si andava a sterminare il carattere di pregio naturalistico delle stesse strutture provvisorie, ormai completamente integrate nell’ambiente, essendo presenti sin dai primi del Novecento. La tutela del paesaggio — scriveva il dirigente sei anni fa — si avvale di un diritto prioritario anche rispetto alle normative urbanistiche». Si torna così alla prima ordinanza emanata dal Comune nel 2002, in cui si chiedeva la demolizione delle capanne in legno, abusive, in mancanza totale di titoli abilitativi. Nel mezzo una guerra lunga sedici anni, che ha coinvolto politici, ambientalisti, residenti e turisti. Al centro della diatriba la presunta esclusività che alcuni signori locali avrebbero vantato nel poter «risiedere» in queste baracche di legno appoggiate sul demanio marittimo. In particolare nella zona compresa tra la Fossa Camilla e il Seggio: le costruzioni occupano un tratto di spiaggia di circa 4 chilometri che non ha accessi pubblici proprio perché, al di là delle dune, si tratta di proprietà privata. Qui si sarebbero inacerbite le denunce, mentre i casi che riguardano la parte più a sud, anche qui chilometri di spiaggia, sono passati più in sordina, perché frequentati da gente comune o pescatori. Nel 2017 si sono concluse tutte le fasi giudiziarie ed amministrative relative ai ricorsi presentati dalle proprietà contro l’abbattimento. Da qui la nuova richiesta avanzata dal sindaco di Castagneto Sandra Scarpellini di immediata chiarezza e disposizione definitiva, sfociata nell’ordine di abbattimento: «Che quelle opere fossero abusive è chiaro» commenta il sindaco, «Il Comune deve garantire la legittimità dei propri atti». L’ingiunzione riguarda dieci capanne e altrettante tettoie di proprietà della Citai Spa, le più storiche, lì dai primi del Novecento; una tettoia dei fratelli Antinori; una capannina della famiglia Lawley; un’altra degli Zileri dal Verme e undici tettoie della Catalpa sas, società finita nel mirino perché avrebbe fatto speculazioni commerciali.