Corriere Fiorentino

I NO AI DAZI DI TRUMP, PER SALVARE IL NOSTRO

- Nicola Danti*

Caro direttore, nella partita del commercio internazio­nale l’Europa ha registrato una prima vittoria nei confronti della linea protezioni­sta di Donald Trump. Le pressioni della Commission­e, dei governi e delle associazio­ni delle imprese europee sono infatti riuscite nell’intento di convincere gli Stati Uniti a esentare i Paesi Ue dai dazi su acciaio e alluminio entrati in vigore lo scorso 23 marzo. Si tratta, per ora, di una vittoria europea, ma dovremo tenere alta la guardia. Bene ha fatto la Commission­e a chiedere nei giorni scorsi un’esenzione permanente dagli stessi dazi, lanciando al tempo stesso un’indagine tesa a monitorare le importazio­ni di acciaio in Europa. Obiettivo di questa contromisu­ra è proprio quello di evitare l’«inondazion­e» di prodotti a basso costo nel mercato europeo a causa dei dazi imposti da Trump agli altri produttori extra-Ue.

Oggi occorre evitare a tutti i costi che si scateni una pericolosa escalation di protezioni­smo che avrebbe come prima vittima l’export italiano e toscano in particolar­e. Il mercato americano rappresent­a infatti il 10 % delle esportazio­ni della nostra Regione, pari a 3,5 miliardi di euro ogni anno. Solo le esportazio­ni agro-alimentari toscane sul mercato americano ammontavan­o nel 2017 a 672 milioni di euro, con una quota importanti­ssima rappresent­ata dalle nostre produzioni di vino e di olio.

La politica di Trump ha già concorso a cambiare il segno all’export toscano, che nel 2017 ha registrato un -9,7 %. A rischio, tuttavia, non c’è solo la nostra regione, ma l’intero comparto del Made in Italy, che nel 2017 ha esportato beni negli Stati Uniti per un totale di 40,5 miliardi di euro. Occorre quindi fare fronte comune a livello europeo, scongiuran­do i rischi del protezioni­smo e del sovranismo di cui sono alfieri non solo Trump ma anche i partiti usciti vincitori dalle elezioni del 4 marzo. L’Europa deve restare unita e fare di tutto per evitare che si inneschi una guerra commercial­e sulla pelle delle nostre produzioni e dei nostri lavoratori.

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