PIÙ IN DISCESA CHE IN SALITA
La partita del ricordo ha mostrato una squadra solida e convincente, una squadra che ha trovato motivazioni e forze, fino a poco tempo fa sconosciute. È più sicura dei propri mezzi, la Fiorentina di questo periodo. Anzi, ha trovato dei mezzi che fino a poco tempo fa non si pensava che avesse. Prima di tutto c’è una stabilità difensiva sorprendente, proprio nel reparto che aveva in Astori il punto di forza. Giocando a quattro, anzi a tre più uno perché Biraghi spesso si allontana in avanti, la Fiorentina osa perfino inventarsi un Pezzella su tutta la linea, o quasi, con molti soccorsi a sinistra, come fosse una storta di libero di ritrovata generazione. Vitor Hugo sbaglia poco o nulla e soprattutto non fa il brasiliano vanitoso, ma resta sul concreto. A centrocampo, nel reparto che non ha il suo fine ricamatore Badelj, è spuntato Dabo che appare utile e che tende ad allontanare da noi il timore della novità sconosciuta e vagamente temuta. Gli altri, a cominciare da Veretout, depositario della sostanza, compongono un meccanismo efficace in cui Saponara e Chiesa forniscono imprevedibilità e qualche attimo di presunzione, inevitabile nei giocatori più estrosi. E davanti le palle gol non mancano, Falcinelli ha per ora un gioco debole, ma il colpo di tacco nell’azione del rigore un po’ lo riscatta. Poi arriva Simeone dalla ritrovata puntualità. Insomma è una buona Fiorentina, Teniamo presente che in queste cinque partite vittoriose ha incontrato squadre appannate (l’Udinese è alla settima sconfitta consecutiva), ma la personalità se non c’è non puoi inventarla. La Fiorentina sembra aver imboccato la strada giusta. Che è ancora lunga, ma che sembra più in discesa che in salita. Roma permettendo alla prossima tappa.