San Gimignano: due ore per un gelato
L’invasione dei turisti nella città del crollo. I parlamentari toscani: iniziativa comune
Ogni anno San Gimignano è preso d’assalto da 3 milioni di visitatori: e il cono gelato è una tappa «obbligata» della visita
«La spesa per la tutela dei beni culturali resti fuori dal patto di stabilità». L’impegno se lo prendono i rappresentanti dei cittadini toscani in Parlamento, che a due giorni dal crollo delle mura di San Gimignano concordano «sull’assurdità di un limite economico che si trasforma in un danno per il territorio». E per la sua bellezza.
«È da ripensare il patto di stabilità in sé, perché questo sistema blocca molte spese da considerarsi ‘sociali’, che riguardano i Comuni come i piccoli borghi», argomenta
Gabriele Toccafondi. Il deputato fiorentino di «Civica Popolare» chiarisce che «si tratta di uno dei temi che il Parlamento e il prossimo governo deve porsi dal principio, perché tutte le spese durature d’investimento non debbono affatto incidere sulla spesa corrente: la tutela ambientale e dei monumenti è parte integrante di questo ambito».
Stessa musica per lo spartito del deputato pratese di Forza Italia Giorgio Silli, che ne fa una questione di cultura, ancor prima che di organizzazione della spesa: «Quanto accaduto a San Gimignano mi ha rattristato molto, tanto più che emerge la difficoltà della realtà amministrativa di fronteggiare pericoli che sono connaturati nello scorrere del tempo. Ma la politica deve fare proprio questo: dare risposte che valgano per il futuro. Serve a una riflessione — incalza — che individui nello svincolo dal patto di stabilità dei Comuni le risorse necessarie per la tutela di beni storici». Silli evidenzia anche il danno immateriale: «La cultura è la risposta più importante che la nostra regione e il nostro Paese danno al mondo. La nostra società — conclude il forzista — sta via via perdendo l’identità e la salvaguardia delle radici, massimamente rappresentata dai simboli e dalle opere che la nostra cultura ha prodotto».
Andrea Marcucci, dai banchi del Pd si dice «comunque disponibile ad affrontare un confronto sul tema dello svincolo per le spese di questo tipo dl patto», come accaduto nella corsa legislatura riguardo alle spese che gli enti locali riservavano alle scuole. Tra coloro che ad oggi hanno più chance di influenzare le politiche di un eventuale governo, dunque di dettare l’agenda, c’è il leghista Claudio Borghi.
Che tiene fede alla retorica del Carroccio e dal principio spariglia il campo: «È da qualche secolo che dico che il patto di stabilità non ha senso». Poi rilancia: «Il nostro è uno Stato con una camicia di forza, se andiamo al governo ci mettiamo mano, così come mettiamo mano agli investimenti sul territorio con un piano: la spesa straordinaria di valore per l’intero Stato deve star fuori da questi schemi, verrebbero così evitati i tristi accadimenti che hanno coinvolto il Lungarno a Firenze o il territorio di Livorno». Il deputato pistoiese di Fratelli d’Italia Maurizio Carrara mette l’accento sul fatto che la misura dovrebbe essere un «tema di discussione naturale e prioritario vista la terra che abitiamo».
Anche lui vorrà essere promotore di questa misura. E spiega: «Specie le città della Toscana, che dal punto di vista dei beni culturali e architettonici hanno un interesse specifico, debbono esser interessate dal dibattito. Purtroppo il patto di stabilità è un riflesso delle normative europee di cui dobbiamo tener conto, ma riuscire a dar liquidità ai Comuni per questo genere di manutenzioni è un’opportunità a cui non possiamo rinunciare». Insomma, l’intesa c’è. Ed è bipartisan. Non resta che aspettare la formazione di un governo. Che, almeno per ora, non c’è.
Dalla Lega al Pd
È uno dei temi non più rinviabili, la tutela dell’ambiente e dei beni culturali deve essere assolutamente garantita