Marmo, controlli a quota mille La mappa della Regione
Per anni sulle cave di marmo di Carrara, sui livelli di sicurezza, sull’uso della materia prima, ci sono state più nuvole che schiarite. Attacchi furibondi, da parte degli ambientalisti, che puntavano il dito contro lo «scempio» che si sarebbe consumato in molti ambiti di rilevanza ambientale. Mentre gli industriali si difendevano negando fosse così, e ribadendo l’importanza economica del settore per una delle aree più economicamente in difficoltà della Toscana. Nel frattempo, però, si moltiplicavano gli incidenti sul lavoro, alcuni mortali. Il report presentato dalla Regione sui controlli, dentro e fuori le cave, sugli aspetti ambientali come su quelli della sicurezza, ha messo un punto fermo.
Non solo per le cento notizie di reato emerse dai quasi mille controlli, ma per l’impianto di conoscenza delle aree interessate dalle cave, dal punto di vista idrogeologico ed ambientale, oltre che sull’inquinamento. Una promessa mantenuta dalla Regione, che dopo sette morti in due anni nelle cave, a fine 2016, ha lanciato con tutte le istituzioni interessate (dalla Procura alle forze dell’ordine, dalla Asl all’Arpat) il programma di verifiche che ha prodotto questi dati presentati venerdì scorso. Certo sarà fondamentale che questo tipo di operazione non sia uno spot. Fa ben sperare l’annuncio che quest’anno l’indagine sarà replicata con ancora più mezzi (e coinvolgendo anche la Capitaneria di porto). I problemi ambientali ovviamente restano, ma con i dati raccolti si potrà intervenire in modo più puntuale, anche contro il rischio di altri allagamenti e frane.