Acquisti a colpi di milioni: Chianti giù, boom a Bolgheri
Il Gruppo Illy amplia le proprietà a Montalcino, Oscar Farinetti acquista a Gaiole, Antinori e Frescobaldi si sono appena contesi la Tenuta di Farneta a Sinalunga E nella zona di Montepulciano, in 15 anni, il 42% delle aziende è passato di mano
Il mercato del vino in Toscana non conosce sosta. Le opportunità ci sono, grandi tenute o pochi ettari, fallimenti o cessioni, occasioni che fanno gola e spingono alla corsa all’acquisto. E che vinca il miglior offerente. Recente il caso, conclusosi in una sorta di risiko, che ha visto protagoniste le grandi famiglie del vino italiano, i Frescobaldi e gli Antinori, scese in campo con armi alla pari per aggiudicarsi, a colpi di rilancio, Tenuta La Farneta nel Comune di Sinalunga (Siena). Ad avere la meglio sono stati gli Antinori, che con 5,5 milioni di euro si sono garantiti 100 ettari. Le loro ultime conquiste, sempre nel Chianti Classico, erano state il Castello di San Sano e Tenuta Capraia. I Frescobaldi, per tutta risposta, sono approdati a San Donato in Perano, tra Gaiole e Radda in Chianti, tramite asta pubblica: con 13,3 milioni si sono aggiudicati la tenuta da circa 250 ettari, una cinquantina dei quali vitati in Gallo Nero.
Denominazioni blasonate, quelle toscane, che fanno gola. Così anche Oscar Farinetti ha affondato il colpo, aggiungendo al suo impero vitivinicolo oltre 15 ettari vitati (110 la proprietà) acquisiti per oltre 5 milioni di euro: è la Tenuta Il Colombaio di Cencio che apparteneva alla famiglia tedesca dei Werner Ernst Wilhelm nel comune di Gaiole in Chianti. E anche il gruppo Illy (Mastrojanni Wine) ha ampliato le proprietà a Montalcino, con 12 ettari, di cui 6 coltivati a vigneto e 2 a oliveto, nei pressi dell’abbazia di Sant’Antimo, confinanti con la loro tenuta.
Gli stranieri erano già arrivati. Il magnate argentino Alejandro Bulgheroni, dopo Dievole nel Chianti Classico, ha acquistato ancora ettari a Montalcino con Poggio Landi che si è aggiunto a Podere Brizio, senza dimenticare Bolgheri con Tenuta Le Colonne e Tenuta Meraviglia. Qui recente anche l’acquisizione di Tenuta I Greppi da parte del manager irlandese Neil McMahon, 15 ettari vitati doc e La Madonnina col russo Konstantin Nikolaev, uno degli uomini d’affari più ricchi al mondo. Le cifre? Da capogiro: un ettaro vitato va da 300 a 500 mila euro.
«I movimenti recenti nel Classico si spiegano anche con l’abbassamento dei valori, le cifre sono inferiori a molti anni fa — commenta Giovanni Geddes, amministratore delegato Gruppo Frescobaldi — a dispetto di Bolgheri e Montalcino che sono in crescita. Con San Donato mettiamo de- finitivamente i piedi nel Chianti Classico dove eravamo in affitto dal 2014: così il nostro portfolio è completo. Il 2017 è stato un anno difficile per la produzione, resa scarsa ma per fortuna il mercato si è dimostrato in crescita del 5%, in modo più o meno omogeneo».
Anche Montepulciano con il suo Nobile attira investitori: secondo il Consorzio, sono oltre 340 i milioni spesi qui negli ultimi 15 anni. Il 42% delle aziende è nuovo o ha cambiato proprietari: titolari fuori regione per il 60%, da Montepulciano il 25%, mentre il 15 % ha passaporto straniero. Il gruppo Shenk, ad esempio, ha acquistato l’azienda Lunadoro, Saverys si è presa Avignonesi, il gruppo indiano Mavi una piccola azienda e la famiglia Rothenberger invece Icario. «È una questione di status — spiega Renzo Cotarella, Ad del Gruppo Antinori — Noi abbiamo possibilità di espansione perché, alla base, c’è solidità d’impresa. Poi c’è un problema concreto che sta nell’impossibilità di ricevere autorizzazioni agli impianti nuovi, se non ridottissime. Come si aumenta la produzione? Il vino per fortuna è sempre più richiesto, ma la richiesta va soddisfatta. Non potendo con ciò che possediamo, dobbiamo acquistare: è anche uno spreco di soldi, perché spesso acquisti la possibilità di piantare e non il vigneto presente. Farneta, ad esempio, ha vigneti non ancora nella pienezza di qualità. È un paradosso solo italiano».
«La corsa all’acquisto dei vigneti è sempre esistita e fa bene a tutti — commenta Massimo Ferragamo, proprietario di Castiglion del Bosco a Montalcino, Prima Pietra a Riparbella e chairman di Ferragamo Usa — Il mercato del vino continua ad andare nel giusto verso, sempre più persone vogliono bere e capire di vino: è normale che con questo trend le eccellenze valgano sempre di più. Castiglion del Bosco l’ho scelta per amore, poi in futuro spero che si rivelerà anche un buon investimento. Ma alla base ci deve essere sempre la passione sennò il resto non arriva. La concorrenza? I francesi hanno dominazioni prestigiose di gran lunga più estese delle nostre e con qualità eccelse. Insomma ne abbiamo di strada da fare...».