Corriere Fiorentino

Lega, l’exploit Comune per Comune (che ora spaventa anche gli alleati)

Il 4 marzo e il boom della Lega, la competizio­ne con Forza Italia, le Amministra­tive di giugno

- Paolo Ceccarelli

Comune per Comune, ecco la nuova mappa politica della Toscana dopo il 4 marzo. La prima puntata del viaggio — con un occhio alle Amministra­tive di giugno — è dedicata alla Lega, che alle Politiche ha avuto un vero e proprio boom: dallo 0,6% del 2013 al 17,4% del 2018. Il partito di Salvini ha sfondato ovunque, ma in modo particolar­e nelle zone di confine e nei Comuni più piccoli. Un exploit che preoccupa non solo il centrosini­stra ma anche gli alleati, soprattutt­o Forza Italia già scavalcata dai leghisti alle Politiche. E nel centrodest­ra toscano non si placano le tensioni dopo le critiche della sindaca leghista di Cascina Susanna Ceccardi agli azzurri sulle candidatur­e per i Comuni, in particolar­e Pisa.

Cinque anni fa il segretario della Lega in Toscana rischiò di passare per pazzo un minuto dopo essere stato eletto. «Vinceremo le Regionali del 2020, l’ho messo nero su bianco nel mio programma», disse Manuel Vescovi davanti a 50 militanti sbalorditi. Lo sconcerto era comprensib­ile, visto che alle elezioni politiche di poche settimane prima i leghisti in Toscana si erano fermati allo 0,6%, pari a 16.213 voti. Nessun eletto, ovviamente.

Dopo il 4 marzo 2018, quella «sparata» di Vescovi è diventata il ritornello che risuona nelle teste dei leghisti toscani: con oltre 371 mila voti, alle ultime Politiche il partito guidato da Matteo Salvini ha conquistat­o il 17,4% eleggendo 9 parlamenta­ri. Un boom che ha seguito una mappa precisa, come mostra il grafico — elabor a to sul l a ba s e de i da t i dell’ufficio elettorale della Regione — che pubblichia­mo a pagina 3. Più ci si allontana dal centro della regione, più la Toscana diventa verde. E cioè: alle elezioni del 4 marzo la Lega ha sfondato ovunque, ma soprattutt­o nelle aree ai confini della Toscana (ad esempio il Grossetano, le punte estreme dell’Aretino e del Massese, un pezzo importante di Isola d’Elba) dove è volata ben oltre il 20%. Nel cuore della regione, in particolar­e nel Fiorentino e nel Senese, i leghisti non vanno invece oltre il 15%, anche se ci sono eccezioni importanti come Campi Bisenzio, uno dei sei Comuni sopra i 15 mila abitanti dove il 10 giugno si sceglierà il nuovo sindaco. Ma la terra di conquista della Lega sono stati soprattutt­o i Comuni più piccoli, in particolar­e quelli montani. «È una tendenza che vediamo anche nelle iscrizioni al partito: in proporzion­e alla popolazion­e residente abbiamo molti più tesserati nei paesi e in generale nelle zone più periferich­e della Toscana», dice Vescovi.

Sono questi numeri e trend che in vista delle Amministra­tive di giugno, quando si voterà in 21 Comuni tra cui Siena, Massa e Pisa (dove alle Politiche due candidati leghisti hanno conquistat­o i collegi uninominal­i di Camera e Senato), spaventano il centrosini­stra e anche gli alleati del centrodest­ra, Forza Italia in testa. Perché se è vero che le elezioni comunali sono tutt’altra partita e il proliferar­e delle liste civiche potrebbe togliere molti consensi alla Lega, non bisogna dimenticar­e che il 4 marzo gli azzurri toscani hanno dovuto cedere il testimone di forza maggiore della coalizione agli alleati leghisti. Un ulteriore avanzament­o del Carroccio alle Amministra­tive spianerebb­e probabilme­nte la strada ad un candidato governator­e leghista alle Regionali del 2020.

Un nome in campo c’è già ed è quello di Susanna Ceccardi, la sindaca di Cascina (ma lei vuole essere chiamata «sindaco » ) pupilla di Salvini. Ieri Ceccardi ha usato Facebook per lanciare quello che sembra il suo manifesto politico. «Nel centrodest­ra è cominciata una nuova era politica», ha scritto. «Finalmente possiamo governare in tanti Comuni della Toscana, con una marcata impronta leghista. Chi sogna case popolari prima agli italiani, maggiori investimen­ti sulla sicurezza urbana, tolleranza zero per abusivismo e accattonag­gio, una riduzione delle imposte locali, una razionaliz­zazione della spesa pubblica privilegia­ndo le opere che servono ai cittadini — ha detto Ceccardi — ha finalmente l’opportunit­à di realizzare questo programma». Poi l’attacco a Forza Italia, pur senza mai nominarla: « Dividersi perché non si accetta che la leadership ce l’abbia la Lega è assurdo e controprod­ucente. Un appello all’unità, con la garanzia che tutte le forze in campo avranno pari dignità nell’ azione di governo è doverosa. Ma non accetterem­o mai chi dice “se non ho io la palla in mano, mi rifiuto di giocare”».

Vescovi dal canto suo, per ruolo e forse anche per temperamen­to, la mette giù più piano ma tiene a sottolinea­re che «è dal 2015, con le Regionali che videro arrivare secondo il nostro candidato Claudio Borghi, che la Lega traina il centrodest­ra in Toscana». Però, aggiunge il segretario dei leghisti toscani e neosenator­e, «senza alleati non vinci e noi della Lega, in quanto prima forza della coalizione, abbiamo la responsabi­lità di tenere unito il centrodest­ra». E però sui candidati sindaci a Pisa, Massa e Siena manca ancora l’accordo e i dirigenti locali dei tre partiti di centrodest­ra se le stanno dando di santa ragione. «Guardi — replica Vescovi — per me sarebbe molto più facile dire: “Andiamo da soli e portiamo a casa ancora più consiglier­i comunali”. Ma cosa otterrei, se poi non conquistia­mo i Comuni?».

Quanti però nella Lega la pensano così?

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Il leader della Lega Matteo Salvini in piazza Santa Croce a Firenze nel novembre del 2016 per il no al referendum costituzio­nale
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Jacopo Alberti, consiglier­e regionale e portavoce dell’opposizion­e
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Manuel Vescovi, segretario toscano della Lega

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