«Come un Davide contro Autostrade»
Il padre del tutor e il verdetto a lui favorevole nel braccio di ferro sulla sua invenzione
La Corte d’Appello gli ha dato ragione: è lui, Romolo Donnini, l’inventore del «tutor» che rileva la velocità delle auto. E per questo le Autostrade devono pagargli il brevetto, o 500 euro per ogni giorno in cui usano quel sistema. Dopo oltre 10 anni la sua causa per contraffazione di brevetto è arrivata in fondo. Ma lui aspetta ad esultare. «Davide che sconfigge Golia? Beh, vediamo se sarà davvero così, fino alla fine non ci credo».
«Dopo tutti questi anni di battaglie legali, uno rimane soddisfatto a vedersi riconosciute le proprie ragioni». Oggi Romolo Donnini festeggia, senza però cantar vittoria definitivamente: «Davide che sconfigge Golia? Beh, vediamo se sarà davvero così, fino alla fine non ci credo». La Corte d’Appello ha sancito che il tutor installato da Autostrade è una «contraffazione» del suo brevetto: va rimosso e Autostrade dovrà pagargli 500 euro per ogni giorno di ritardo. Ma la società ha già annunciato un ulteriore ricorso e nessun pagamento: sostituirà il sistema attuale con uno diverso.
La battaglia contro il colosso parte da Ponte agli Stolli, frazione di Figline, nel garage del padre di Romolo. Donnini padre e figlio erano stati entrambi tecnici dipendenti delle Officine Galileo; Romolo ha proseguito con il socio Andrea l’attività del padre andato in pensione e, come riportato dal Gazzettino del Chianti, ha saputo ritagliarsi un proprio mercato, costruendo uno dei pochissimi scanner fotogrammetrici in circolazione. Romolo, oggi 72enne, capelli bianchi e aria saggia, è sempre stato appassionato di questi sistemi sofisticati.
Era la fine degli anni Novanta quando ebbe quel lampo di genio che lo portò all’invenzione dei tutor autostradali, marchingegni per aumentare la sicurezza e prevenire gli incidenti, capaci di leggere le targhe dei veicoli grazie a due postazioni a distanza collegate con un elaboratore centrale che calcola i tempi di percorrenza e rileva le violazioni.
«Stavo guidando in autostrada col mio amico e socio Andrea, un’auto ci sorpassò a forte velocità per poi inchiodare davanti all’autovelox e ripartire a razzo subito dopo. Fu allora che iniziai a pensare a un sistema che misurasse la velocità non in un punto, ma su un tratto di carreggiata», spiega.
Un’idea destinata a cambiargli la vita. Donnini depositò il brevetto dell’invenzione. Poi lo presentò alla Società Autostrade che però, spiega lui, «l’accolse freddamente». Il tutor venne testato su alcune strade nella frazione grevigiana di Greti e nel Valdarno fiorentino. Pochi anni dopo, la doccia fredda: Autostrade presenta in pompa magna un prodotto praticamente uguale al suo. «Era il mio brevetto». Iniziò quella battaglia legale arrivata fino alla sentenza di ieri. Ma Donnini non canta vittoria: «Sono soddisfatto, ma vedremo come andrà a finire».
Cosa succede ora? La società deve pagargli l’utilizzo o sostituire come annunciato il sistema di rilevamento della velocità «Ora non festeggio, fino alle fine non ci credo»