Corriere Fiorentino

La patente ai tossicodip­endenti? «Caso per caso»

Il professor Patussi: «Noi puntiamo al loro recupero. Vanno monitorati, non puniti»

- Giulio Gori

Come si decide su una patente per una persona che ha problemi con le sostanze stupefacen­ti? «Caso per caso». A spiegarlo è il professor Valentino Patussi, che a Careggi si occupa di alcol e di patologie correlate ed è membro della commission­e patenti di Firenze e di Empoli: «È chiaro che in caso di dipendenza il via libera non può essere dato — spiega — ma il nostro obiettivo dev’essere la remissione della dipendenza e quindi sulle eventuali ricadute (sporadiche, ndr) è necessario valutare chi si ha di fronte e il suo percorso».

A valutare il quadro di un paziente che ha problemi con cocaina, eroina o altri stupefacen­ti è il Sert (mentre è il centro di consulenza alcologica nel caso di alcolisti), che fornisce una relazione clinica alla commission­e patenti: all’interno di quest’ultima è la commission­e medica locale (Cml), sulla base di quanto dichiarato dal Sert e dal certificat­o anamnestic­o del medico di famiglia, a deliberare sull’idoneità o meno del soggetto interessat­o, da girare poi alla motorizzaz­ione per il rilascio della patente.

In questo contesto, anche se non ha l’ultima parola, è comunque il Sert ad avere un ruolo cruciale nella valutazion­e. E, anche dopo l’eventuale rilascio della patente, a disporre analisi periodiche (urine, sangue, capello) per verificare il percorso del paziente. Il monitoragg­io non viene affrontato con regole fisse: «Se da un controllo capita un caso di una persona positiva alla cocaina, non necessaria­mente si esprime subito parere negativo e lo si segnala alla commission­e patenti. Bisogna vedere se è recidivo. Quindi si stringe la cinghia dei controlli, che diventano più frequenti. E se si vedono ricadute allora bisogna prendere provvedime­nti». Il recupero di tossic i e a l co l i s t i è lungo e complesso, il lavoro del medico deve puntare al loro recupero, non alla punizione. «Del resto, bisogna tener conto che nella società attuale la disponibil­ità della cocaina è pari a quella dell’alcol — prosegue Patussi — È facilissim­o trovarsela davanti, ormai è diventata come fare l’aperitivo». «Per questo, quando succede che uno dei pazienti lavori come trasportat­ore per un’azienda — spiega — prendo contatto col titolare per coordinare i controlli, per integrarli, per fare un lavoro comune, visto che anche l’azienda deve disporre controlli periodici del sangue».

Quanto a Careggi, Patussi spiega che «noi di norma ci affidiamo all’analisi del capello, non a quella delle urine: una volta, facendo le urine, mi è risultato un paziente incinto. Gli ho fatto le congratula­zioni, ma poi gli ho spiegato che uomini e donne hanno urine diverse».

 Quando un paziente lavora nei trasporti ci accordiamo con le aziende per i controlli

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Il professore di Careggi Valentino Capussi esperto di patologie correlate alle dipendenze

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