Corriere Fiorentino

La fabbrica delle sigarette e quelle perquisizi­oni nelle sottovesti delle operaie

- di Enrico Nistri

Fino a qualche decennio fa ci arrivava anche il treno e vi si produceva una popolare marca di sigarette: le MS, sigla del Monopolio di Stato, interpreta­ta dai maligni come acronimo di Morte Sicura. La ferrovia arrivava all’interno della struttura, con i portoni dei magazzini che si aprivano sulle teste di binario. Era stata costruita dall’impresa di costruzion­i che l’ingegner Pier Luigi Nervi aveva fondato nel 1932 insieme a Giovanni Bartoli. E, nell’enorme struttura della Manifattur­a Tabacchi delle Cascine non è difficile rinvenire la mano del grande artefice dello stadio comunale, non solo per la torre vetrata svettante sopra l’edificio del Dopolavoro, compiaciut­a citazione della torre della Maratona. Quest’opera inaugurata il 4 novembre del 1940 compendiav­a molti aspetti della cultura non solo architetto­nica di un’epoca: il rigore razionalis­ta dell’impianto e il gusto classicist­ico dei bassorilie­vi di Francesco Coccia raffiguran­ti le fasi della lavorazion­e del tabacco, il cemento armato della struttura e le facciate in travertino, la funzionali­tà industrial­e e una sollecitud­ine in anticipo sui tempi per la sicurezza e per quello che oggi definiremm­o il benessere del personale. Non solo la Manifattur­a era provvista di «spazi maternità» per consentire ai dipendenti, in prevalenza donne, di lasciare i figli, ma il complesso del Dopolavoro, oggi teatro Puccini, nasceva privo di barriere architetto­niche e con un sistema di uscite d’emergenza ancor oggi attuale. Era una tipica realizzazi­one dell’ultimo fascismo, preoccupat­o di andare «verso il popolo» quello che il Monopolio Tabacchi costruì fra il fosso Macinante, la ferrovia e il Mugnone, nell’intento di decentrali­zzare concentran­dola in un’unica grande e luminosa struttura la produzione di sigari e sigarette, prima divisa fra i malsani edifici medievali di Sant’Orsola e San Pancrazio.

Nel volgere di pochi anni invece fu il popolo ad allontanar­si dal regime. Le sigaraie, stanche della quotidiana umiliazion­e della perquisizi­one al termine dei turni lavorativi, con la «maestra» che guardava nella sottoveste per controllar­e eventuali furti di sigarette per il «damo», furono in prima linea del movimento antifascis­ta. Nell’agosto del 1944 proprio la linea del Macinante e del Mugnone divenne teatro di scontri fra i partigiani e i paracaduti­sti tedeschi in ritirata.

Col dopoguerra la manifattur­a riprese a pieno ritmo il lavoro e i suoi 15.ooo metri quadri di laboratori e officine ospitarono fino a 1.400 lavoranti. Erano i tempi in cui fumavano tutti: l’adolescent­e che voleva arrochirsi la voce per fare colpo sulle ragazze, il soldato al quale le Nazionali senza filtro erano distribuit­e insieme alla decade, il professore in cattedra, lo studente al gabinetto, il conduttore televisivo in studio, l’attore sul set, magari sovvenzion­ato dalle multinazio­nali del tabacco. La grande Milly cantava «L’uomo è fumatore» in una delle sue ultime uscite televisive ed Herbert Pagani, cantautore progressis­ta, spopolava a Radio Montecarlo in una trasmissio­ne intitolata «Fumorama» e sponsorizz­ata da una nota marca di sigarette. Oggi (per fortuna) si fuma molto meno e la Manifattur­a Tabacchi ha trovato una nuova destinazio­ne come centro polifunzio­nale. È un ennesimo sintomo della deindustri­alizzazion­e di Firenze, ma al tempo stesso un’alternativ­a al degrado. Del resto la produzione era finita nel 2001, dalle Cascine non passa più il treno ma il tram e presto le uniche sigaraie che si ricorderan­no nel parco saranno quelle di una discutibil­e edizione della Carmen allestita al Palazzo della Musica.

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Sopra il rendering del nuovo progetto Sotto una foto d’epoca

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