Corriere Fiorentino

Matthew Lee, il pianista che suona il rock’n’roll

Il live all’Alfieri dell’artista amato da Fiorello e Arbore

- Edoardo Semmola

«Ora quello che faccio è vintage. Diciotto anni fa era un sacrilegio, e mi hanno radiato dal Conservato­rio Rossini». Questione di tempistica questa «sliding door» di Matthew Lee, nome d’arte di Matteo Orizi, pianista rock pesarese che mercoledì 18 aprile porterà allo Spazio Alfieri di Firenze il suo progetto Pianoman » . E per un pianista il tempismo è (quasi) tutto. Soprattutt­o per uno come lui che colora i suoi concerti con uno stile pianistico a tutta velocità, super frenetico. Ora lo chiamano «crossover», ovvero il miscuglio dei generi, ed è quello su cui Matthew ha fondato la sua carriera che da Domenica In a Speciale per me di Renzo Arbore, dal Concerto di Capodanno a Roma nel 2005 alla tv con Fiorello e Gigi Proietti, ne ha fatto un apprezzato interprete del rock’n’roll americano «classico», ma con un taglio italiano. Ma quando era studente, e il crossover non era di moda, questa sua attitudine gli è costata il diploma.

Ora però si è «vendicato» perché Pianoman è uscito per la Decca, l’etichetta principe nel campo della musica classica. Il momento di svolta è stato il 2015 quando un memorabile video in cui improvvisa brani all’aeroporto di Fiumicino lo ha fatto conoscere a tutti grazie a 2 milioni di visualizza­zioni su Youtube, e in cui ha vinto la sezione giovani del Coca Cola Summer Festival di Roma con il brano È

tempo d’altri tempi. E poi il primo disco «che mi hanno prodotto i Nomadi». Ha imparato le vie del rock seduto davanti agli 88 tasti «studiando e amando Little Richard e Jerry Lee Lewis oltre ad Albert Lee da cui ho rubato il cognome d’arte» ma prima «mi sono fatto le ossa suonando tra benzinai e gelaterie».

Il valore aggiunto che ci mette «è l’idea di portare una specie di cinema dentro il pianoforte» dove per «cinema» intende una messinscen­a quasi sceneggiat­a di situazioni, gag suonate, recitazion­e. «Mi diverto a creare supermedle­y senza soluzione di continuità che partono da Gershwin e passano al rock anni Cinquanta, dai crooner a Bennato, Zucchero e Concato, dalla musica classica allo swing, il country e l’honkytonk». È anche ballerino swing ma «ballo talmente male che sul palco non me lo vedrete fare nemmeno sotto tortura», scherza. È stato proprio un suo arrangiame­nto originale di Fiore di Maggio di Fabio Concato a dargli un ulteriore exploit in rete.

La rivincita

«Ora quello che faccio è vintage, ma anni fa mi cacciarono dal Rossini di Pesaro»

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