«Il rispetto delle regole è troppo spesso ignorato Bisogna ripartire da lì»
Valerio Vagnoli (dirigente scolastico)
Sessantasei anni all’anagrafe, quarantaquattro passati nella scuola, e «in tutta la mia vita ricordo un solo ministro dell’Istruzione che abbia richiamato i ragazzi all’impegno, al rispetto delle regole, degli altri, a non trovare alibi per i loro insuccessi: era Franca Falcucci». Sono passati tre decenni da questo ricordo del preside e membro del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità,
Valerio Vagnoli. E adesso si torna a parlare di reintrodurre l’educazione civica nei programmi ministeriali. «Se volete trovare la fonte di trent’anni di populismo che ci portiamo appresso, cercatela lì: per paura di mettersi contro potenziali elettori, nessuno ha più messo il senso della responsabilità al centro del dibattito. E senza quella — spiega — non c’è nessun civismo». Dentro le mura scolastiche, ma anche fuori, il senso civico «parte dal rispetto per se stessi e per gli altri, in qualsiasi situazione: a partire da quello storico, nei confronti di chi c’è stato prima di noi, per i padri, sia quelli biologici che i padri fondatori». Perché «nessuna lezione di educazione civica, nessun codice o materia, ha senso se non accompagnata dal rispetto delle regole. Ripartiamo dal voto in condotta». Ogni tanto si legge addirittura di insegnanti picchiati «ma i casi che emergono sono una piccola percentuale, la diffusa omertà, la paura di mettere la scuola in cattiva luce, tiene nascosti molti casi». Dal non buttare rifiuti in strada al lasciare il posto sull’autobus agli anziani passando per il bullismo: questa la ricetta «civica» del dirigente scolastico sconfortato nel vedere «famiglie contente di avere figli potenti, bulli e arroganti, un modello educativo che ha fatto presa nella cultura italiana». Di contro «è diventato talmente raro vedere un ragazzo che si alza dal posto per cederlo a un anziano, che quando l’ho visto succedere, una volta in 20 anni, sono andato a complimentarmi di persona». Vagnoli interviene, spesso. In positivo, come in questo caso. Ma anche in termini contrari: «Quando vedo il branco in azione spesso non mi trattengo». E soprattutto sul piano professionale, educativo: «Nella mia scuola le bocciature sono passate dal 42 al 26% in 5 anni. Come? Abbiamo imposto il rispetto delle regole. Ci siamo detti: quale credibilità può avere agli occhi di un ragazzo un’istituzione che non ha rispetto per se stessa?».
Nella mia carriera ho visto solo un ministro parlarne in modo chiaro