Il braccialetto di Nogarin ai dipendenti
Un caso a Livorno: «È per l’efficienza nella raccolta dei rifiuti». Da Roma il no Cgil
A Livorno scoppia il caso dei braccialetti elettronici degli spazzini. Un apparecchio al polso che registra quando l’operaio svuota un bidone della spazzatura, inviando a un server la comunicazione dell’operazione avvenuta, registrandone l’orario. Il caso, fa insorgere i sindacati che attaccano l’azienda e il Comune.
A Livorno scoppia il caso dei braccialetti elettronici degli spazzini. Un apparecchio al polso che registra quando l’operaio svuota un bidone della spazzatura, inviando a un server la comunicazione dell’operazione avvenuta, registrandone l’orario. Il caso, come anticipato da Il Tirreno, fa insorgere i sindacati che attaccano l’azienda e il Comune. Perché la ditta che ha deciso di imporli agli operai, la Avr, lavora in appalto per Aamps, che è al 100% di proprietà dell’amministrazione comunale. Ma, se in passato il leader grillino Luigi
Di Maio aveva attaccato il Jobs Act perché a suo giudizio avrebbe aperto ai controlli automatizzati dei lavoratori, il sindaco Cinque Stelle Filippo Nogarin respinge le accuse al mittente: «Non so cosa abbia detto Di Maio, ma non me ne importa nulla. Io devo rendere conto ai cittadini che pagano un servizio e una tassa bella cara. E devo fare funzionare bene l’azienda. Poi non si tratta di una geolocalizzazione, i movimenti degli spazzini non vengono tracciati». Ad essere geolocalizzati sono i camion dello spazzamento di Aamps, che da tempo hanno un gps che legge i loro spostamenti, anche se non quelli degli operai. I nuovi braccialetti sono invece simili ai «Salvatempo» dei supermercati: si avvicinano a un chip montato sul cestino dopo la svuotatura e il sistema registra l’operazione. «Abbiamo deciso di introdurli per rendere più efficiente il servizio», dice l’amministratore delegato di Avr, Claudio Nardecchia. I dati vengono inviati in diretta a un server che ogni giorno invia a Avr e Aamps un rapporto con la quantità dei cestini svuotati, con l’elenco di quali sono e in quali orari. Dal rapporto non risulta chi sia l’operaio che ha compiuto l’operazione, ma in caso di anomalie — riferiscono dal Comune — Aamps e Avr possono richiedere maggiori dettagli. Compreso sapere chi è lo spazzino interessato. «Non c’è tracciamento degli spostamenti — precisa Nardecchia — Ad esempio non posso sapere se qualcuno si è fermato al bar in orario di lavoro. È un sistema che viene usato in tutta Italia da molte aziende. Anche da noi a Lucca». Ma l’ad ammette che, pur indirettamente, è possibile valutare in modo automatizzato i ritmi di lavoro di un operaio, a meno che tra uno svuotamento e l’altro non sia impiegato in altre operazioni. «Gli operai dovrebbero essere contenti — aggiunge — Perché così possono dimostrare quanto lavorano. E spero che presto questi dati possano essere messi a disposizione dei livornesi». I sindacati però insorgono, Cgil parla di una misura che «lede la dignità dei lavoratori. Ci sono già i superiori delle aziende a controllare se il servizio è svolto o meno», e accusano Avr di aver preso la decisione senza consultarli. L’azienda ribatte che non era tenuta, ma che «per correttezza» aveva avvisato gli Rsu, tanto che per la fine di aprile è fissato un tavolo proprio per discutere dei braccialetti.