La resa dei volontari in via dei Neri
Caos, rifiuti ovunque e turisti che non si spostano: «Così anche noi siamo inutili»
Dal giovedì alla domenica scendono in strada per tre ore, con le loro pettorine grigie, per cercare di rendere la strada un po’ più vivibile. Ma dopo due settimane di lavoro sul campo sono già allo stremo. Ieri, in via dei Neri i volontari — o, meglio, gli «osservatori per la sicurezza urbana» — si sono trovati impotenti: all’ora di pranzo, la folla dei turisti in coda per comprare un panino è diventata così imponente da diventare ingestibile.
Con la primavera e il bel tempo, l’assalto alla finocchiona o alla porchetta dei quattro sporti dell’Antico Vinaio, superano la coda per il David alla Galleria dell’Accademia. Così, taxi e ambulanze non riescono più a circolare, i turisti si siedono sui marciapiedi per divorare il panino, mentre i due unici cestini della strada esplodono. «Non sapevamo come fare, i rifiuti straboccavano, la gente aveva cominciato a buttare tutto per terra — racconta Claudio, uno degli osservatori — Meno male che sono passati due vigili urbani, che hanno chiamato Alia: così i cestini sono stati svuotati e si è ricominciato a respirare». Far passare un mezzo, in via dei Neri, è diventata un’impresa, i giovani in coda pur di non perdere il posto non si muovono di un millimetro: «A volte, qualcuno non si sposta neppure se ha un paraurti attaccato alla gamba — racconta ancora Claudio — Ma, con gli stranieri ancora va bene, ti ascoltano. I turisti italiani invece spesso ti guardano storto e ti rispondono male. Un volontario ha allargato le braccia per spostare la folla e far passare un taxi e una signora gli ha urlato che non si doveva permettere di metterle le mani addosso… E al massimo l’aveva sfiorata per sbaglio». I residenti in pettorina hanno vita dura anche perché devono cercare di liberare il centro di via dei Neri, ma devono anche evitare di far occupare i marciapiedi, altrimenti gli altri negozianti si lamentano di rimanere come «murati vivi» (molti dei quali sembrano ora non essere più disposti a rinnovare il proprio contribuito all’associazione dei volontari e chiedono che a pagare sia l’Antico Vinaio). Così gli osservatori, quando possono, quando la folla non esplode come ieri a pranzo, cercano di organizzare due lunghe file a bordo strada, parallele ai marciapiedi.
Nella via che è stata ribattezzata Borg’Unto, i clienti dell’Antico Vinaio (che non ha nessun dipendente addetto a gestire la sua stessa folla) non hanno neppure un posto in cui sedersi. Così i marciapiedi diventano delle lunghe panchine. I volontari fanno alzare i giovani clienti, che tuttavia non fanno altro che spostarsi di qualche decina di metri e sistemarsi alla Loggia del Grano o davanti all’uscita degli Uffizi. Una lotta impari. Ma per i volontari almeno una soddisfazione c’è: la riconoscenza di molti fiorentini. Proprio, quando la ressa si è alleggerita e prendono un attimo di pausa per lamentarsi con un «non ce la facciamo più», arriva un artista di strada che li ringrazia e spiega che di osservatori così ce ne vorrebbero molti di più: «Mi piacerebbe che veniste anche agli Uffizi: tra finti mimi, borseggiatori e bagarini, ci sarebbe tanto lavoro per voi».