Follonica protesta dopo gli spari Il sindaco: un omicidio mafioso
In 1.500 al corteo. «Troppi soggiorni obbligati e pochi controlli». Il killer: sì, l’ho ucciso io
Il giorno dopo l’incubo degli spari in strada, a Follonica circa 1.500 persone sono scese in strada per chiedere sicurezza. Il sindaco Benini parla di «dinamiche di stampo mafioso». Tanti accusano il confino, che ha fatto stabilire alcuni malavitosi sulla costa toscana. Intanto il killer, Papa, ha confessato.
Piazza Sivieri è gremita. Il giorno dopo aver vissuto l’incubo di Gomorra a casa propria, mille persone, forse 1.500, si sono radunate per dire a tutti che Follonica non è quella mezz’ora di follia. Lo slogan della manifestazione è «Follonica si ribella alla criminalità» e Andrea Benini, sindaco poco più che quarantenne, evita giri di parole: «Non esistono più isole felici. Dobbiamo dare alle cose il nome che meritano: sono dinamiche di stampo mafioso». Applausi.
La sparatoria di venerdì, con un morto e due feriti gravissimi per strada, è stata un elettrochoc. «Se ne sono accorti troppo tardi — mugugna qualcuno —, ormai i buoi sono scappati». «Troppi macchinoni, troppi Suv in giro. E non si sa di cosa campino», aggiunge una donna. In piazza prevalgono lo sgomento e l’insofferenza. Il Far West di due giorni fa in via Matteotti è solo l’ultimo, il più grave, di una serie di episodi che hanno fatto drizzare le antenne a una comunità che fino a poco tempo fa era serena e si sentiva protetta. «Troppa gente spedita da queste parti al soggiorno obbligato e pochi controlli, anche per strada — spiega un uomo grande e grosso — Possibile che quei due abbiano litigato per più di mezz’ora e nessuno, dico nessuno delle forze dell’ordine, sia intervenuto per separarli?». Alcune vicende avevano già scosso la città. Primo fra tutti l’arresto, l’11 ottobre scorso, del commercialista Evans Capuano e del suo amico Angelo Murè, quest’ultimo già noto alle forze dell’ordine. L’accusa fu di estorsione aggravata con metodo mafioso. L’indagine fu condotta dalla Dia di Firenze con la Procura di Grosseto e, nell’ordinanza di custodia cautelare, il Gip Francesco Bagnai fece esplicito riferimento a violenze, minacce, pestaggi, auto incendiate e alla capacità di Capuano di penetrare gli ambienti istituzionali. Nelle indagini finirono coinvolte altre 7 persone, tra cui un cancelliere del tribunale di Grosseto. Fu un terremoto, dopo una serie di piccoli episodi minori su cui però si erano appuntati gli occhi di tutti: «Come quello dell’uomo che arrivò, acquistò 5 locali tra Follonica e Piombino e se ne andò nel giro di pochi mesi dopo aver rivenduto tutto — ricorda il sindaco nel breve tragitto tra il Comune e la piazza —. Oppure la proliferazione, a ondate, dei negozi di “Compro oro” e scommesse». Il penultimo episodio inquietante martedì scorso, quando ancora l’alba era lontana: tre furgoni, di proprietà dello stesso imprenditore ortofrutticolo, dati alle fiamme. Viste le premesse, Andrea Benini non va per il sottile e al microfono scandisce ciò che tutti sanno: «Chi ha sparato ha un padre implicato in fatti di camorra». Il riferimento va ad Antonio Papa, in passato al centro di almeno due inchieste legate alla mafia del Casertano. Il figlio Raffaele, 29 anni, che venerdì ha premuto a ripetizione il grilletto al culmine di una lite perché dell’acqua gocciolava sulla vetrina della sua gastronomia, colpendo a morte Salvatore De Simone di 42 anni, ferendo il fratello Massimiliano di 48 anni (titolari del confinante Hotel Stella) e la farmacista Paola Martinozzi, 55 anni, che passava e si è trovata sulla linea di tiro, ha rotto il silenzio e a 24 ore dagli spari, al sostituto procuratore di Grosseto, Giampaolo Melchionna ha detto solo: «Sono stato io». È in stato di fermo per omicidio volontario e tentato duplice omicidio, la pistola (con matricola abrasa) è stata ritrovata in un torrente. Intanto la fiaccolata percorre le strade del centro storico. Tanti tirano un sospiro di sollievo perché le condizioni di Paola Martinozzi, moglie di Irio Galli direttore dell’ospedale di Piombino, sono stazionarie anche se gravissime: «È una brava donna, stimata da tutti. Speriamo che ce la faccia». Alle Scotte di Siena è ricoverato anche l’altro ferito, Massimiliano De Simone, colpito al tronco: è grave ma non in pericolo di vita. E mentre, in silenzio, ci si avvicina a via Matteotti dove Gomorra da fiction è diventata realtà, una donna chiede sottovoce: «Lo scriva per favore. Scriva che il 99,9% degli abitanti di Follonica sono persone perbene».