Corriere Fiorentino

Attacco di nuovo bloccato, con le piccole persi 15 punti

- Matteo Magrini

C’era una volta una squadra che tirava tanto, ma segnava poco. Era, quella, una squadra che navigava nell’anonimato. Alla ricerca della propria dimensione e di un orizzonte non ben definibile. Oggi no. Oggi la Fiorentina sa chi è, e dove vuole andare. Ieri però, all’improvviso, son comparsi vecchi fantasmi. Sintomi di «malattie» che parevano soltanto un lontano ricordo e che, ora, rischiano di complicare la rincorsa all’Europa.

«Mal di gol» e allergia alle «piccole». Eccoli, i malanni da scacciare il più velocement­e possibile. «Non credo a fortuna e sfortuna — ha detto ieri Pioli — e se a Roma eravamo stati bravissimi a concretizz­are al massimo le occasioni create oggi lo siamo stati molto meno». Basta dare un occhio ai numeri. Contro la Spal, la Fiorentina, ha calciato 24 volte verso la porta di Meret, creando 12 palle gol nitide. Vere. Concrete. Mai, quest’anno, era andata a vuoto creando così tanto. Fino al match contro la banda di Semplici infatti, nelle partite in cui aveva trovato almeno 22 conclusion­i, aveva sempre segnato. Saponara, Chiesa, Biraghi, Gil Dias, Simeone. Ci hanno provato (invano) in diversi, ieri pomeriggio. Il Cholito, in particolar­e, nel primo tempo ha avuto un paio di opportunit­à clamorose. Due palloni sui quali è arrivato con quel secondo di ritardo che, per un centravant­i, significa «vivere o morire». Segnare, o andare in bianco. Evidenteme­nte, questo benedetto poker, non s’ha da fare. Mai l’argentino, dal suo arrivo in Italia, ha trovato la rete per quattro partite consecutiv­e. Non c’è riuscito col Genoa e, per il momento, nemmeno con la Fiorentina.

E poi Saponara. Uno che, in questo campionato, è ancora inchiodato ad un tristissim­o zero. Ci ha pure provato, ieri, ma c’è sempre stato qualche difensore a metterci lo zampino. Lo stesso Chiesa, nel 2018, è fermo a due reti in dodici partite. Certo, è sempre tra i più pericolosi, ma la concretezz­a (ancora) non è il suo forte. E così, come all’andata, i viola si sono schiantati sul muro di Semplici. Tra andata e ritorno, 44 conclusion­i. E un gol. Quello del giovane Federico, che a Ferrara valse l’1-1. In campionato, sono 428 i tiri totali. Solo il Napoli, ci ha provato di più. I gol segnati però, sono 44. Nono attacco della Serie A. Tanto fumo e (troppo spesso) niente arrosto. Una difetto di mira che, soprattutt­o in certe partite, rischi di pagar caro. E qua veniamo all’altro guaio cronico: le difficoltà con le medio-piccole. Quelle che lottano per non retroceder­e o che, comunque, navigano nelle acque bassissime della classifica.

Quello di ieri pomeriggio, in questo senso, è stato soltanto l’ultimo episodio. Già nella sfida d’andata, come detto, la Fiorentina non andò oltre il pareggio. Come col Genoa, uno 0-0 al termine di un lungo, ed inutile assedio. Per non parlare della sconfitta col Verona, o di quelle rimediate al Bentegodi (col Chievo) e a Crotone. Totale? Quindici punti lasciati per strada e che rischiano di trasformar­si in rimpianti. Certo, dopo sei vittorie di fila, sarebbe ingiusto calcare la mano. È stato, mettiamola così, come ricadere in vecchi vizi. Ai giovani, può capitare. L’importante poi è recuperare.

Vecchi vizi

La squadra di Pioli ha tirato verso la porta degli avversari 24 volte creando ben 12 palle gol, ma non è riuscita a segnare

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Giovanni Simeone è rimasto a secco dopo tre gol consecutiv­i Sulla destra, Federico Chiesa, anche ieri tra i migliori
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