UN TAVOLO PER PARLARE DEI PALI (PERCHÉ IL RIMEDIO FORSE C’È)
Dopo tante polemiche, su piazza Stazione è l’ora di un confronto vero e aperto, senza pregiudizi
Un tavolo tecnico per capire se, come e quando sarebbe possibile alleggerire l’impatto visivo della selva dei pali della tramvia tra la stazione e l’abside di Santa Maria Novella. Sembra l’unica via ragionevole per dare un senso alle polemiche di queste settimane. Un confronto vero nell’interesse della città. Su idee concrete. L’ingegner Armando Cocuccioni, ad esempio, sul nostro giornale di oggi parla di un sistema a batterie compatibile con questa tramvia, ma c’è il problema dei tempi. La sostituzione potrebbe però avvenire dopo la partenza della tramvia perché riguarderebbe solo le vetture.
Quella selva di pali alti e neri in pieno centro, per il passaggio della tramvia tra la stazione di Santa Maria Novella e piazza dell’Unità d’Italia, non piace proprio. E sarebbe difficile il contrario visto l’impatto, a ridosso di due gioielli architettonici: l’abside trecentesca della basilica dei domenicani e la linearità del capolavoro novecentesco di Michelucci. La denuncia di Ginevra Cerrina Feroni (che nel febbraio scorso sollevò per prima il caso) ha avuto grande eco. Soprattutto negli ultimi giorni. Nell’opinione pubblica si è aperto un dibattito vivo. Appassionato anche. Ora, dopo le polemiche, è però arrivata l’ora di cambiare passo. Meglio lasciarsi alle spalle lo scontro e provare a capire se sarebbe davvero possibile trovare una soluzione, c ome ha chiesto la stessa Cerrina Feroni . Serve un confronto senza pregiudiziali né faziosità, per tentare di alleggerire l’effetto dell’opera sull’estetica cittadina. Ma fin dove ci si può spingere? Quali potrebbero essere i rimedi? E con quali costi? E in quali tempi? Domande cruciali alle quale andrebbero date risposte ser ie. Credibili. Realistiche. Per questo ci sarebbe bisogno di un tavolo, per discutere davanti a tutta la città. L’apertura che ha fatto il sindaco di Firenze sulle possibili «soluzioni migliorative» è stato un atto importante. Anche se, ha aggiunto subito Nardella, «non si può rallentare la fine dell’opera». Preoccupazione condivisibile. Sarebbe impensabile paralizzare adesso i cantieri rinviando la partenza delle nuove tramvie. C’è dunque bisogno di decisioni rapide. In questo quadro, sarebbe decisivo il contributo dei tecnici oltre alla buona volontà degli amministratori e dei politici. Di maggioranza e di opposizione. Perché non si tratta di piazzare le proprie bandierine, da mostrare poi al momento delle elezioni. In gioco c’è Firenze «patrimonio dell’umanità» riconosciuto dall’Unesco.
Il sovrintendente Andrea Pessina nei giorni scorsi aveva ammesso su La Nazione che «non si può disfare un lavoro appena concluso», ma aveva anche auspicato una riflessione comune con Palazzo Vecchio «per riuscire ad apportare almeno qualche modifica». Quel momento è arrivato: rinviarlo vorrebbe dire rinunciare a un’opportunità, a dar prova di sensibilità verso un’istanza che non ha avuto alcuna motivazione politica. Discutiamo. Forse ci scappa anche un buon risultato. Sicuramente può servire a far crescere tra i fiorentini la consapevolezza di quanto valga la città che il passato ci ha consegnato. Affinché però se ne facesse buon uso. (M.F.)
La condizione di Palazzo Vecchio Il sindaco Nardella ha aperto a possibili soluzioni migliorative, pur precisando che è impensabile non portare a termine l’opera