Grifoni: si può migliorare, come 10 anni fa a Porta al Prato
«Una volta che il progetto è stato fatto in un certo modo, è difficile stravolgere le cose. Ma mitigare, alleggerire, si può. Sono modifiche che costano, però credo che una città come Firenze se lo meriti». Dieci anni fa, l’allora soprintendente per i beni architettonici e ambientali di Firenze, Paola Grifoni, condusse una battaglia contro i pali di alimentazione della tramvia e riuscì, dopo un lungo lavoro di mediazione, a diminuire l’impatto visivo che i «totem d’argento» (così furono definiti all’epoca) stavano creando tra le Cascine e Porta al Prato. Oggi Grifoni ripropone quel modello di riduzione del danno anche per piazza Stazione.
Era il marzo del 2008 (ovvero due anni prima dell’inaugurazione della linea 1), quando la soprintendente inviò una durissima lettera a Palazzo Vecchio per spiegare che «l’impatto dei pali è intollerabile, vanno spostati». Fu una lunga serie di osservazioni che, in particolare, puntavano l’indice contro i pali che si innalzavano proprio davanti alla Porta duecentesca e alla vicina Torre della Serpe. «Vidi il progetto, poi vidi i pali e rimasi sconvolta. Ce n’erano a profusione e nessuno aveva pensato alla forma, al colore, a nulla — racconta Grifoni — In quegli anni c’era lo sbando totale. Perciò chiesi che il Comune facesse intervenire un esperto che coordinasse tutta l’operazione di revisione. Giuseppe Matulli (allora vicesindaco e responsabile per la tramvia per Palazzo Vecchio, ndr) se ne fece carico e chiamò un ingegnere esperto, uno dei massimi esperti in tramvie, l’ingegner Giovanni Mantovani, per studiare il modo di ridurre il più possibile l’impatto dei pali tra Porta al Prato e le Cascine». Alla lettera, Matulli rispose subito e si impegnò a intervenire: «Sono d’accordo con Grifoni e con la sua richiesta — disse allora il vice sindaco della giunta Domenici — Le esigenze di tutela di una città particolare come Firenze vengono prima di quelle tecniche delle imprese e non sono state prese adeguatamente in considerazione al momento di decidere dove mettere i pali». Grifoni, Matulli e Mantovani rimasero attorno a un tavolo per mesi per trovare una soluzione: «Sulla tramvia ci passammo i migliori anni della nostra vita — scherza l’ex soprintendente — Passammo persino il mese di agosto a fare prove per capire quale fosse la soluzione migliore. Fu un lavoro lungo, complesso, il progetto era quello che era, non è che si potessero cambiare le cose più di tanto, visto che oltretutto all’uscita delle Cascine la linea compie una esse molto complicata. Ma scegliemmo di mettere i pali più distanziati, con una forma diversa, di un colore più adeguato al contesto, riposizionando anche i lampioni dell’illuminazione e la fermata del tram. Riuscimmo a trovare una soluzione più “leggera”, migliorata».
Il risultato è che i pali furono tolti e sostituiti con altri più distanti l’uno dall’altro, di un grigio meno lucido e con una sezione più piccola e più ro-
Paola Grifoni A Porta al Prato l’impatto dei pali era intollerabile, scrissi a Palazzo Vecchio e insieme trovammo una soluzione Si può fare anche alla stazione. Il costo sarà alto, ma Firenze lo merita
tonda. Riguardo a oggi, alla querelle su piazza Stazione, Grifoni dice che le è bastato vederli in fotografia. «Non fanno un bell’effetto — dice con un eufemismo — ma credo che anche in questo caso, con una buona mediazione, si possa arrivare a una soluzione forse non perfetta ma più accettabile. Certo, c’è bisogno oggi della stessa intelligenza, della stessa sensibilità e della stessa professionalità che i diversi “attori” in campo dimostrarono dieci anni fa. Capisco che stravolgere il progetto sia quasi da escludere, ma mitigarlo è possibile, anche se può costare molto in termini economici». Per Grifoni, però, Firenze se lo merita.