Corriere Fiorentino

Nuove regole per ristruttur­are in centro «Restano i vincoli, procedure più snelle»

Sì del Consiglio. Le opposizion­i: un assist alle speculazio­ni. La replica: no, ora si rischia il penale

- Marzio Fatucchi

È uno scontro senza mediazione, un dialogo tra sordi, quello per l’adozione della Variante al regolament­o urbanistic­o ieri approdato in Consiglio. Da una parte l’assessore Giovanni Bettarini e il Pd, che ha difeso a spada tratta la scelta fondamenta­le contenuta nel testo cioè prevedere lo strumento della «ristruttur­azione limitata» per gli immobili vincolati o notificati dalla sovrintend­enza «mantenendo tutti i vincoli già presenti nel Piano urbanistic­o, con una attribuzio­ne precisa dei ruoli tra Comune e Sovrintend­enza». No, per il fronte contrario alla variante. Federazion­e della sinistra, Potere al Popolo, fino al M5S, tutti vedono questa scelta come una «liberatori­a» che consentirà «di sventrare e ricostruir­e i palazzi», aprendo «alla speculazio­ne edilizia e a residenze per turisti o ricchi».

La variante è il modo in cui Palazzo Vecchio cerca di dare il via libera alla norma, approvata lo scorso luglio, nata per affrontare il «caso Palazzo Tornabuoni». Una sentenza della Corte di Cassazione, sul processo per presunti abusi edilizi in quell’intervento, aveva sancito che «il cambio di destinazio­ne d’uso di un immobile è sempre da qualificar­e, a prescinder­e dall’entità dei lavori, come ristruttur­azione edilizia pesante»: quindi ci vuole un permesso a costruire e chi sgarra commette un reato da codice penale. Solo che la «ristruttur­azione pesante» non esisteva, nel Regolament­o urbanistic­o fiorentino.

Per questo motivo nasce la norma approvata in Parlamento a luglio e poi la variante predispost­a da Palazzo Vecchio. Secondo Bettarini «con la nuova categoria della “ristruttur­azione limitata” manteniamo intatte tutte le garanzie per il patrimonio di pregio della nostra città, trasferend­o integralme­nte nella nuova categoria la tutela che era propria del restauro conservati­vo. Con una caratteris­tica in più perché sarà dotata anche della tutela di carattere penale e non solo amministra­tivo».

«Firenze, si inventa, unica in Italia, una categoria che ribalta il paradigma: qui si potrà svuotare palazzi storici e ricostruir­li da capo, una logica che si sposa con l’uso smodato della città a fini turistici» attacca «Pancho» Pardi, redivivo ex parlamenta­re Idv, ritornato a protestare in consiglio comunale. E con lui Myriam Amato, il M5S (che chiede le dimissioni del sindaco Nardella), Potere al Popolo, Fds, Cristina Scaletti. Chi vorrà fare questa «ristruttur­azione limitata» dovrà rispondere ai vincoli del Piano struttural­e e del Ruc, presentand­o una «Scia sostitutiv­a» o un permesso a costruire, al Comune. Ma dovrà chiedere anche alla sovrintend­enza se il progetto rispetta i vincoli: il 42% dei palazzi del centro storico hanno il vincolo «comunale», il 25% sono anche notificati dalla sovrintend­enza. Si può aprire il cantiere solo dopo il sì anche della sovrintend­enza, che ha 120 giorni di tempo: se non dà il via libera, si potrà fare solo ricorso al Tar, non partire con i lavori.

Delle 4 mila «Scia», richieste a costruire, che arrivano a Palazzo Vecchio ogni anno, circa 1.000-1-500 potrebbero rientrare nella «ristruttur­azione limitata». Gli uffici dell’urbanistic­a, dove lavorano 110 persone, verranno riorganizz­ati per verificare tutti questi progetti, assicura il Comune. Per i controlli «ex post», visto che si va sul penale, ci sono una decina di vigili, che ogni anno fanno già circa 700 controlli. «Il tappo sarà in sovrintend­enza, con poco personale», attaccano gli oppositori. «Faranno esattament­e quello che fanno adesso, si occuperann­o dei 5 mila edifici notificati in centro», ribatte Bettarini. E in questo scontro, l’Ordine degli architetti si dice favorevole alla variante: «I vincoli restano gli stessi, ma finalmente c’è chiarezza normativa».

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Il casus belli Una sentenza della Cassazione sull’intervento a Palazzo Tornabuoni ha costretto il Comune a modificare la normativa sui restauri e ristruttur­azioni

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