Corriere Fiorentino

NESSUN MIRACOLO E TRE CONCLUSION­I

- di Paolo Ermini

Non lo ha mai detto esplicitam­ente, ma quando ha visto la selva dei pali della tramvia in piazza Stazione il sindaco di Firenze deve avere avuto pensieri non troppo diversi da quelli di Ginevra Cerrina Feroni che, già nel febbraio scorso denunciò su questo giornale lo scempio estetico. Si spiega anche così, forse, la rapidità con cui Dario Nardella ha risposto all’invito di adoperarsi per trovare una qualche soluzione migliorati­va. Ed ieri si è svolto il vertice tra il Comune e i responsabi­li delle aziende che stanno costruendo la linea e la linea 3 della tramvia. Ci ha partecipat­o lo stesso Nardella per sottolinea­re l’importanza della verifica.

I risultati non faranno certo gridare al miracolo. La decisione è stata quella di procedere con la conclusion­e dei lavori e il via ai viaggi sulle due tratte, studiando quali correttivi potrebbero essere realizzati a tram viaggianti. Che poi questo avvenga davvero appare, quanto meno, improbabil­e. Ma non vogliamo fare processi alle intenzioni. Di certo c’è invece che gli esperti presenti all’incontro con il sindaco hanno assicurato che per le linee che saranno costruite d’ora in poi sarà sicurament­e possibile (e dunque consigliab­ile) mixare tecnologie diverse, compreso l’uso dell’energia prodotta dalle batterie poste sulle vetture (non sui binari). Una rassicuraz­ione che apre uno scenario più confortant­e per piazza San Marco, ad esempio, e che però ci conferma in un triplice convincime­nto:

1) È passato troppo tempo tra la progettazi­one dell’opera e la sua realizzazi­one, rendendola obsoleta già prima dell’avvio. Una circostanz­a che rafforza l’insofferen­za per quei pali alti e neri che non sono il frutto del destino, ma l’effetto di scelte troppo lontane nel tempo.

2) I tecnici di Palazzo Vecchio non hanno brillato neppure in questa occasione, sottovalut­ando l’impatto della tramvia in uno spazio architetto­nicamente prezioso (e delicato).

3) Al netto di ogni valutazion­e dei costi e dei guadagni che produrrà il movimento passeggeri delle due nuove linee, è sempre più chiaro che Firenze avrebbe dovuto essere dotata di una rete di trasporti che non ne scalfisse la bellezza. Per una città patrimonio dell’umanità forse ci si poteva giocare qualche carta in più per trovare sotto terra il passaggio più rispettoso di questa realtà unica al mondo. Ma parlare ancora di metropolit­ana vuol dire piangere sul latte versato. E non lo faremo più.

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