Corriere Fiorentino

«Costretta a dimagrire, poi botte e umiliazion­i» Un incubo, a 17 anni

L’ex a processo per violenze e stalking: «Pensavo fosse amore, poi l’ho denunciato»

- Marotta

Costretta a inghiottir­e anfetamine per dimagrire, schiaffegg­iata per aver fumato una mezza sigaretta in più e quasi strangolat­a per aver incontrato un amico. Poi ogni giorno umiliazion­i, insulti e botte. La ragazza di 17 anni ha sopportato le angherie del fidanzato e quando ha deciso di lasciarlo, lui ha iniziato a perseguita­rla. Poi la denuncia e ieri il rinvio a giudizio del 28enne.

Costretta a inghiottir­e anfetamine per dimagrire, schiaffegg­iata per aver fumato una mezza sigaretta in più e quasi strangolat­a per aver incontrato un amico d’infanzia. Eppoi, ogni giorno umiliazion­i, insulti e botte. Per tre mesi, tra aprile e luglio 2017, la ragazza di 17 anni ha sopportato le angherie del fidanzato e quando ha deciso di lasciarlo, lui ha iniziato a perseguita­rla con sms, telefonate e appostamen­ti per convincerl­a a ritornare insieme. Solo allora lei ha deciso di denunciarl­o, affidandos­i all’avvocato Michele Cieri. Ieri l’uomo, un personal trainer di 28 anni, originario dell’Empolese è stato rinviato a giudizio per maltrattam­enti, lesioni e stalking dal gup Fabio Frangini.

I loro sguardi si erano incrociati per caso davanti alla libreria della stazione Santa Maria Novella nel settembre 2016. Dopo qualche mese, era stato lui a chiederle l’amicizia su Facebook. Avevano iniziato a chattare e infine si erano incontrati. Lei era innamorata di quel ragazzo palestrato e simpatico. Ma lui si vergognava di andare in giro con quella giovane «troppo in carne» e non perdeva occasione per deriderla. Per conquistar­lo la ragazza aveva iniziato a digiunare e a frequentar­e la palestra. E per dimagrire in fretta aveva accettato di prendere le anfetamine che il personal trainer le vendeva. «Mi toglievano la fame — ha raccontato la ragazza — ma i battiti cardiaci erano accelerati, mi sentivo spossata e avevo la vista rallentata. Ero triste ma volevo farlo contento». Poi piano piano, lui l’aveva indotta a cancellars­i dai social network, a non uscire con l’amica del cuore, le aveva cancellato i contatti dalla rubrica del telefono. Lei, per amore sopportava. Sopportò anche quella sera mentre andavano in auto a Tirrenia. Lei voleva cambiare la stazione radio ma lui reagì con violenza: «Buttati dall’auto in corsa». «Avevo paura di lui — ha poi spiegato agli inquirenti — ma non dissi nulla, perché alla fine aveva una doppia personalit­à e io ero innamorata della parta mite e buona». Poi arrivarono le botte e finì anche in ospedale. Una volta perché lei aveva fumato una sigaretta e mezzo anziché una sola. Un’altra volta la insultò («sei una tr…. devi dire che sei una stupida falsa») e al rifiuto della giovane la prese a schiaffi procurando­le un occhio nero. La costrinse, a forza di botte, anche a farsi un tatuaggio. Sopportò anche quando a suon di minacce, la costrinse a regalargli per il compleanno una visita all’acquario di Genova. Quella volta che lei non volle dargli un bacio in auto lui l’afferrò forte per il collo e le morse le labbra. «A quel punto mi sono resa conto che non era amore e l’ho lasciato. Ma ha continuato ad ossessiona­rmi con sms e telefonate». Solo allora è partita la denuncia.

Il racconto Si erano conosciuti per caso in Stazione, poi le chiacchier­ate in chat «Una volta mi ha fatto l’occhio nero per aver fumato una sigaretta»

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