IL PAPA E LA SANTITÀ DI UNA CHIESA POPOLARE
Sullo sfondo delle grandi preoccupazioni per il quadro politico internazionale, dalla guerra in Siria alla crisi politica italiana, si è inserita l’esortazione apostolica del Papa Gaudete et exsultate.
La pubblicazione, che Francesco ha firmato nel giorno della festa di San Giuseppe, è stata diffusa la scorsa settimana. Il tema a cui è dedicata, la santità, evoca un tratto specifico della religiosità cristiana, fortemente legato ad una dimensione liturgica e di pietas popolare. La santità canonizzata rappresenta infatti un elemento rivelatore del modo con cui la Chiesa si è approcciata alle sue diverse stagioni, anche in decenni recenti, quando i «santi» erano proposti come modelli di un’etica cristiana vissuta nella fedeltà alle dinamiche ecclesiali e che investiva tutti i piani dell’esistenza umana.
Gaudete et exsultate usa la «santità» in una chiave diversa, mettendola in relazione a quel «mondo contemporaneo», come riporta l’intitolazione del testo, che rappresenta il tempo nel quale i cristiani sono chiamati a vivere e testimoniare la propria fede. Scorrendo il testo di Francesco si coglie allora come esso declini la santità in un’ottica «popolare»: non nel senso di un istituto teologico-giuridico ma come condizione esistenziale della comunità cristiana. La santità diventa un fatto sociale e un habitus che caratterizza la comunità e che non definisce un programma pastorale né una strategia di acquisizione del consenso ma un percorso che è quello della sequela di Cristo. L’esortazione fa delle beatitudini evangeliche non il «programma» della Chiesa ma la «carta di identità» del cristiano, cioè l’espressione della natura di quanti fanno parte del Popolo di Dio. E questo popolo raccoglie le comunità cristiane nelle «periferie» del mondo e vive una sapienzialità teologica pienamente incarnata che rifugge un duplice rischio: ridursi a sistema di pensiero da un lato e dall’altro immobilizzarsi in una fiducia nelle regole e nelle strutture umane che prescinde dall’opera della grazia. Sono i due rischi per la vita della Chiesa che Francesco più volte richiama utilizzando le categorie antiche dello «gnosticismo» e del «pelagianesimo» e contro le quali la Chiesa può utilizzare quella stessa medicina della misericordia che è chiamata a dispensare a tutti gli uomini. Parole in continuità con Evangelii gauduium, con Laudato si’ e Amoris letitia e che prospettano un modo di essere dei cristiani e della Chiesa che nella fedeltà al Vangelo trova la forza di incidere dal sociale all’economico, dal politico al culturale. Si coglie qui il senso dell’insistenza di Francesco su figure, come don Milani o La Pira, che esprimono questa santità della prossimità propria di una Chiesa che nei processi della storia vive la forza provocatoria del Vangelo. E acquistano nuova luce le visite del 10 maggio a Loppiano e Nomadelfia, dove è questa santità del quotidiano che i credenti cercano di vivere come tratto dell’identità del Popolo di Dio.