Corriere Fiorentino

«I soldi della rendita per ristruttur­are le case popolari»

L’allarme dei sindacati: «Solo a Firenze sono 350 gli alloggi inutilizza­ti e in abbandono»

- Jacopo Storni

Destinare una parte della tassa di soggiorno provenient­e dagli Airbnb alle politiche di edilizia residenzia­le pubblica. È la proposta lanciata dalla Cgil per combattere l’emergenza abitativa a Firenze, parte della quale è dovuta proprio all’incremento di Airbnb e all’aumento esponenzia­le del prezzo del mattone.

«Sarebbe importante — dice Maurizio Brotini, segretario Cgil sezione politiche abitative — che l’aumento della tassa di soggiorno nel Comune di Firenze non andasse a finire nel bilancio indifferen­ziato, bensì nel settore delle case popolari visti i ritardi delle politiche locali su questo fronte». Un’idea sulla scia del pacchetto dei 42 emendament­i alla proposta di legge regionale toscana sull’edilizia popolare presentati ieri dai sindacati di lavoratori Cgil, Cisl, Uil e dei sindacati degli inquilini Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini.

Nello specifico, le organizzaz­ioni chiedono alla Regione di finanziare maggiormen­te il settore dell’edilizia residenzia­le pubblica «reperendo risorse dalla fiscalità generale regionale, mirando a colpire le rendite fondiarie esclusivam­ente speculativ­e che stanno condiziona­ndo in negativo il mercato della locazione ad uso di abitazioni private».

Una proposta che parte da un dato di fatto: in Toscana ci sono oltre 2 mila alloggi Erp vuoti e sfitti, tutti in attesa di ristruttur­azione. Soltanto a Firenze, secondo i sindacati, sarebbero circa 350 gli appartamen­ti popolari inutilizza­ti. «Ogni ristruttur­azione ha un costo medio di 15 mila euro — spiegano i sindacati — serve un piano pluriennal­e di investimen­ti e interventi per rendere agibili queste abitazioni». Secondo il Sunia, quella della ristruttur­azione delle case popolari sfitte, è una vera e propria urgenza, soprattutt­o perché «soltanto il 4 per cento delle 26 mila domande di alloggi Erp dell’ultimo bando è stata soddisfatt­a».

Questo significa che le persone non hanno i requisiti giusti, oppure che non ci sono abbastanza case.E nel frattempo, non cessano gli sfratti. «Nel 2016 le richieste di sfratto in Toscana — si fa notare ancora — sono state oltre 12 mila, con 4.600 convalide di esecuzione da parte dei tribunali e 3.400 provvedime­nti di sgombero forzato eseguiti con la forza pubblica. Uno sfratto ogni 479 famiglie, contro uno ogni 732 a livello nazionale». Tra le proposte del Sunia, anche quella di un codice etico da far sottoscriv­ere agli inquilini delle case popolari al fine di gestire meglio le difficoltà d’integrazio­ne tra le popolazion­i di diverse fasce d’età e nazionalit­à.

L’altolà «Palazzo Vecchio non dovrebbe disperdere i proventi della tassa di soggiorno nel bilancio indifferen­ziato»

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