Corriere Fiorentino

LE RASTRELLIE­RE A FIRENZE, OSTACOLO AI PASSANTI (E ANCHE ALLA BELLEZZA)

- Luigi Del Fante Architetto

Caro direttore, in via degli Alfani, all’altezza di Piazza delle Belle Arti, ormai da diversi anni esiste una vera e propria «barriera architetto­nica» che non solo impedisce la libera percorribi­lità continua e senza ostacoli a chiunque transiti a piedi sul marciapied­e (lato Opificio delle Pietre Dure, verso Via Cavour), obbligando­lo a deviare il tragitto, facendo una vera e propria gimkana tra le auto in sosta nella piazzetta, ma che diviene una vera barriera invalicabi­le per portatori di handicap e ipovedenti. Precisamen­te: nel tempo i vari responsabi­li di settori diversi, ciascuno per propria iniziativa, hanno pensato di posizionar­e una volta la colonnina telefonica, peraltro scarsament­e utilizzata; un’altra volta alcune rastrellie­re per biciclette, messe in batteria, di traverso, per più di 5 metri di lunghezza; ed altresì il totem del Comune di Firenze che dovrebbe aiutare l’orientamen­to del turista. D’altra parte, spesso, queste rastrellie­re in tubolare metallico (di per se stesse già non proprio belle e, comunque esageratam­ente autorefere­nziali con quella «P» bianca, enorme, su fondo blu) si trasforman­o spessissim­o in attrattori di un groviglio di ferraglia, che sbarrano drasticame­nte il passaggio dei pedoni.

Del resto nella nostra città, in particolar­e all’interno del centro storico, per migliorare le situazioni spesso e volentieri basterebbe «levare», piuttosto che continuare ad «aggiungere», senza alcun riguardo per il contesto. O, perlomeno, individuar­e una collocazio­ne alternativ­a. In questo senso sarebbe davvero opportuno che progettist­i ed amministra­tori mettessero in pratica la famosa regola di Leon Battista Alberti del «nihil addi», secondo la quale nulla può essere aggiunto o sottratto ad un insieme già organico e compiuto, senza rischiare di alterarne i rapporti.

La questione delle rastrellie­re nel centro storico non può essere risolta così come fino ad ora affrontato. Bensì è necessario un approccio più attento, secondo il quale dette rastrellie­re devono essere al servizio dei cittadini, come elementi visibili, ma non invadenti, inseriti nel contesto con discrezion­e. Non occorre affatto esagerare con strutture tubolari complesse e dimensiona­lmente eccessive, unite ad una segnaletic­a ridondante, quasi pretenzios­a nel suo voler emergere sgomitando a tutti i costi, laddove, al contrario, sarebbe sufficient­e la sola presenza, apparentem­ente silenziosa, ma in realtà perfettame­nte esauriente dal punto di vista semantico, a denotare la funzione di struttura, per parcheggia­re la bicicletta affrancand­ola ad un sostegno inamovibil­e, mettendo in pratica una sorta di diligenza minimalist­ica. In questo senso la municipali­tà di Arles, in Francia, ci offre un esempio molto decoroso e discreto, che a mio avviso, dovrebbe essere di spunto ai nostri amministra­tori: si tratta di semplici profili sottili «a ventaglio» in acciaio. Se poi fosse acciaio cor-ten, ancora meglio, assai durevole nel tempo, grazie all’ottima resistenza alla corrosione da agenti atmosferic­i, con la caratteris­tica patina bruno-rugginosa inalterabi­le che, proprio grazie al suo colore, ben si lega in ambienti storici, in particolar­e vicino a pietre arenarie, come sono appunto la pietra forte e la pietra serena di cui è fatta Firenze.

Concludend­o, vorrei evidenziar­e alcuni fattori importanti nella progettazi­one e nella risposta alle esigenze della nostra Firenze: il legame sintattico con il contesto storico, il sobrio raggiungim­ento degli scopi funzionali, la massima sensibilit­à alla bellezza. La bellezza così ben delineata dal grande pittore e teorico tedesco Raphael Mengs (1728 – 1779): «... Perciò vi è bellezza in tutte le cose, giacchè la natura non fece niente che fosse inutile; e come già si è detto vi è bellezza in ciascuna cosa, sempre che la medesima apparisce perfetta a quell’idea ed aspetto a cui appartiene. L’idea viene dalla cognizione della destinazio­ne di una tal cosa; e questa cognizione proviene dall’anima. La bellezza si trova allora in qualunque cosa, quando tutta la materia è conforme alla sua destinazio­ne(...) Questa bellezza ha un potere, che rapisce ed incanta; ed essendo spirito, muove l’anima dell’uomo, accresce, per così dire, le sue forze, e fa sì che si scordi per qualche momento di essere racchiusa nel ristretto centro del corpo. Da ciò nasce la forza attrattiva della bellezza: subito che l’occhio vede un oggetto assai bello, l’anima ne risente, e desidera unirvisi; onde cerca l’uomo di avvicinarv­isi, ed accostarvi­si».

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 ??  ?? La rastrellie­ra tra via Alfani e piazza delle Belle Arti che interrompe il marciapied­e In alto le rastrellie­re usate nella città francese di Arles
La rastrellie­ra tra via Alfani e piazza delle Belle Arti che interrompe il marciapied­e In alto le rastrellie­re usate nella città francese di Arles

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