Corriere Fiorentino

Una coppa per due, nel mondo capovolto

Inzaghi vede la Champions, ma dall’andata il divario coi viola si è ridotto

- Di Alessandro Bocci

Quando si sono affrontate per la prima volta, un girone fa, la distanza tra Fiorentina e Lazio era molto più marcata. Ora si è un po’ assottigli­ata, nell’ultimo mese addirittur­a scomparsa. La squadra di Inzaghi, seconda solo al Milan per numero di partite giocate, ha perso un po’ di smalto mentre quella di Pioli, nel dramma per la morte di Astori, si è compattata e ha trovato nuove e insospetta­bili energie.

Resta però una partita difficile e piena di incognite. La Lazio viene da un tostissimo tour de force, ma il derby lo ha affrontato con piglio garibalpiù dino, senza cedimenti, se non nel finale quando è rimasta in dieci per l’espulsione di Radu. Anche in quei momenti complicati non ha perso lucidità, sempre presente a se stessa. Pioli la teme, lo ha detto già domenica dopo il pari con la Spal «mi ha impression­ato più della Juventus».

Una squadra fisica, tecnica, quadrata, energica. Consapevol­e della propria forza. De Vrij guida la difesa, che è il reparto forse più fragile, Lucas Leiva comanda il centrocamp­o che è metà squadra anche grazie all’intelligen­za di Parolo e allo strapotere di Milinkovic-Savic. L’attacco, il secondo prolifico della serie A, ruota intorno a Immobile, 27 gol in campionato, 37 in stagione, neppure uno sino adesso alla Fiorentina. Ciro è uscito dalla stracittad­ina con una gamba martoriata e ieri non si è allenato. Inzaghi deciderà soltanto questa mattina, dopo la rifinitura, se impiegarlo oppure no.

C’è da capire anche quanto è stanco Lulic, che invece alla Viola segna spesso (tre reti). Simone però non pensa al turnover: chi se la sente, gioca. L’appuntamen­to di Firenze è cruciale per la classifica di entrambe. La Lazio è tosta e ha molte soluzioni. In trasferta gioca persino meglio che in casa e ha vinto di più (dieci partite contro otto) e con la Roma ha dimostrato di aver reagito bene all’incredibil­e caporetto europea a Salisburgo. La Fiorentina dovrà af- frontarla con il piglio giusto, giocando da squadra, tenendo botta a centrocamp­o e sul piano fisico. La difesa, che ha subìto solo un gol nelle ultime sette partite (da Belotti a Torino), sarà chiamata a un super lavoro. Servono attenzione, lucidità, brillantez­za e magari un pizzico di follia. Di sicuro la Lazio non regalerà niente. L’anno scorso si è presentata a Firenze imbottita di riserve e pensando alla finale di Coppa Italia, in programma quattro giorni dopo.

Stavolta sarà ben diverso perché la lotta con Inter e Roma è all’ultimo respiro: due andranno in Champions, una scenderà in Europa League e rinuncerà a una vagonata di milioni. L’Europa League è il traguardo viola, reso possibile dall’exploit di vittorie consecutiv­e (sei). Dopo lo 0-0 con la Spal la banda Pioli non deve perdere il passo. Non è solo una questione di gambe, ma anche di testa. Vietato sgonfiarsi sul più bello.

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L'allenatore della Lazio Simone Inzaghi

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