I ricordi di una coppia, e le domande del teatro
«Cosa resta delle nostre vite quando ci volgiamo indietro e ci chiediamo: cosa abbiamo combinato? E il teatro ci concede un tempo per intravedere un disegno nei passi che abbiamo compiuto e che abbiamo calpestato senza neanche accorgercene?» Con questi interrogativi, da stasera al 22 aprile debutta al Teatro Era di Pontedera Quasi una vita. Scene dal Chissàdove, una produzione Fondazione Teatro della Toscana, con la regia di Roberto Bacci che cura la drammaturgia insieme a Stefano Geraci.
«Questa opera è una menzogna perché la vita, malgrado i nostri sforzi, è una menzogna a cui non sappiamo opporre una verità. Lo spettacolo prende spunto dai ricordi di Dario Marconcini e Giovanna Daddi, una coppia nella vita, così come nell’arte – racconta Roberto Bacci – Un lavoro che parte da un sodalizio artistico iniziato negli anni ’70 e non vuole essere uno spettacolo biografico. Attraverso la loro esistenza abbiamo tentato di osservare noi stessi per porci delle domande sull’amore, il teatro, la malattia e l’attesa della definitiva partenza per il Chissàdove. È uno spettacolo crudele ma ci costringe a riflettere su ciò che resta di noi dopo la nostra dipartita e sul senso dell’attraversare l’ultima porta che resta nascosta e che reca quel mistero con il quale tutti ci dobbiamo confrontare». Lo spettacolo, interpretato da Giovanna Daddi, Dario Marconcini, Elisa Cuppini, Silvia Pasello, Francesco Puleo e Tazio Torrini chiuderà la stagione del Teatro Studio Pieralli di Scandicci, dall’11 al 13 maggio. «In questo viaggio quasi iniziatico ci accompagnano quattro attori con generosità – concludono Dario Marconcini e Giovanna Daddi – La nostra vita è lo spunto per portarci in altri territori ben più pericolosi, che ci fanno toccare con pudore l’enigma dell’ignoto».