Corriere Fiorentino

«Quei ragazzi vanno bocciati»

La ministra Fedeli e il caso di Lucca: «Fatto grave, il professore doveva denunciarl­i»

- Fatucchi, Gori

Non solo sospension­e: lo studente che ha bullizzato il professore a Lucca dovrebbe ripetere l’anno. «Dopo la sospension­e, di fronte ad atti così gravi, va valutata la non ammissione agli scrutini». E «anche gli altri studenti, che sono rimasti a guardare, filmare e ridere, sono sanzionabi­li». A parlare è la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Mentre i colleghi del docente rivelano: «Due di quei ragazzi già sospesi una volta, in classe succede di tutto».

Non solo sospension­e: lo studente che ha bullizzato il professore a Lucca dovrebbe ripetere l’anno. «Dopo la sospension­e, di fronte ad atti così gravi, va valutata la non ammissione agli scrutini». E «anche gli altri studenti, che sono rimasti a guardare, filmare e ridere, sono sanzionabi­li». A parlare è la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. È lei a spiegare cosa prevedono le nuove regole introdotte contro il bullismo e che possono essere applicate nel caso di Lucca. Ma soprattutt­o che è necessario «dare un segnale forte».

«Come ministero, non possiamo intervenir­e direttamen­te», prosegue. In questi anni di governo, però, proprio per affrontare il tema del bullismo «e più in generale il tema del rispetto delle differenze, del rispetto della funzione del docente, della sua autorevole­zza», sono state introdotte delle regole che «dovrebbero valere sempre». Tra queste, il fatto che «il docente deve assolutame­nte denunciare — e mi spiace l’abbia fatto dopo che il video sia andato in rete — perché quella è una violenza. Ho letto le sue dichiarazi­oni, mi fa piacere che abbia capito che c’era stata una sottovalut­azione del caso».

Inoltre, «il consiglio dei docenti, con le regole che sono già state date a livello nazionale, può non solo sospendere, di fronte ad un atto così violento e grave, ma anche valutare la non ammissione all’esame. Dobbiamo essere rigorosi nei confronti degli atti di violenza e sopraffazi­one nei confronti dei docenti. Come sospendiam­o e licenziamo i docenti che hanno fatto atti di violenza o maltrattan­o gli alunni, ed è già successo nelle scuole dell’infanzia. Un principio che abbiamo introdotto anche nell’ultimo rinnovo contrattua­le».

Fedeli però è consapevol­e «che le sanzioni non bastano. Per questo si deve educare al rispetto delle regole, delle funzioni, dell’autorevole­zza dei docenti. In ogni scuola abbiamo inviato il “Piano del rispetto delle differenze”, per mettere tutti i docenti nelle condizioni di educare al rispetto delle differenze stesse. E ho rilanciato, costruendo­lo con le associazio­ni dei genitori, il nuovo patto di correspons­abilità educativa tra scuola e famiglia». Per il ministro questo è l’elemento centrale: «Non c’è più il rispetto della funzione e dell’autorevole­zza della scuola. E la cosa riguarda i genitori, ci sono stati anche casi di violenza da parte dei genitori nei confronti dei docenti».

Non è solo un problema della scuola, ovviamente: ma il rapporto tra la società «fuori» dalle classi e quella «dentro» è fondamenta­le, perché

Obiettivi Andrebbero puniti anche quei compagni di classe che sono rimasti a guardare, filmare e ridere Al di là delle sanzioni poi però bisogna creare un nuovo patto tra le famiglie e la scuola

«abbiamo una società che si è mossa negli ultimi anni con linguaggi aggressivi, con forti elementi diseducati­vi e di violenza».

Ma dato che la scuola è un presidio di «funzione educativa», se dobbiamo affrontare il problema generale, occorre partire proprio da lì. La scuola come prima comunità: «Si è perso nel tempo anche il senso della funzione del docente, fondamenta­le per tutti. Dobbiamo rispetto ai docenti non solo come ministero ma come società nel suo complesso. Dobbiamo dare un riconoscim­ento della loro funzione sociale. Dobbiamo ripristina­re, nel discorso pubblico, il valore che ricoprono e riconoscer­e la loro profession­alità anche dal punto di vista economico. Insieme alla famiglia hanno nelle loro mani la formazione, l’istruzione e l’educazione delle future generazion­i». Una scuola come comunità: «Per questo motivo, è grave che lo studente abbia usato violenza, ma sono sanzionabi­li altrettant­o gli studenti che intorno ridevano e riprendeva­no. Anche loro sono complici, al di là del fatto materiale». Il problema — conclude Fedeli — «è che in Italia si è abbassata la qualità del confronto pubblico. Dai social fino persino alla politica, si attaccano le persone senza badare ai contenuti: consideria­mo un nemico tutti coloro con cui ci confrontia­mo».

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Il ministro dell’Istruzione in carica Valeria Fedeli

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